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Città del Vaticano (Agenzia Fides) - la Chiesa e il mondo «non hanno bisogno di persone che assolvono i doveri religiosi mostrando la loro fede come un’etichetta esteriore». Servono invece «operai desiderosi di lavorare il campo della missione», «discepoli innamorati che testimoniano il Regno di Dio ovunque si trovano». E per suscitare il loro entusiasmo non servono «troppe idee teoriche su concetti pastorali» Conviene invece «pregare il padrone della messe». E chiedere tutto a Lui.
Lo ha ricordato oggi Papa Leone XIV, nella breve catechesi che ha preceduto la recita della preghiera mariana dell’Angelus.
Affacciato alla finestra del suo studio nel Palazzo apostolico, davanti alla moltitudine raccolta in Piazza San Pietro nonostante il gran caldo, Papa Leone ha preso spunto dal passo del Vangelo di Luca letto nella liturgia del giorno per richiamare alcuni tratti propri e imparagonabili del dinamismo apostolico che anima la Chiesa.
Il Vangelo di oggi - ha esordito Papa Prevost - «ci ricorda l’importanza della missione, a cui tutti siamo chiamati, ciascuno secondo la propria vocazione e nelle situazioni concrete in cui il Signore lo ha posto». Nel passo evangelico letto oggi durante le messe, Gesù invia a due a due settantadue discepoli in luoghi e città dove lui stesso ha intenzione di recarsi. Numero simbolico, riferibile alle nazioni che allora si ritenevano presenti sulla terra. Un numero - ha spiegato Papa Leone - «che indica come la speranza del Vangelo sia destinata a tutti i popoli: proprio questa è la larghezza del cuore di Dio, la sua messe abbondante, cioè l’opera che Egli compie nel mondo perché tutti i suoi figli siano raggiunti dal suo amore e siano salvati».
Nel dinamismo proprio dell’opera apostolica - ha fatto notare il Pontefice - è Dio stesso che semina e fa crescere la messe dal raccogliere. È il Signore che, «come un seminatore, con generosità è uscito nel mondo a seminare e ha messo nel cuore dell’uomo e della storia il desiderio dell’infinito, di una vita piena, di una salvezza che lo liberi». Così «il Regno di Dio, come un seme, germoglia nel terreno, e le donne e gli uomini di oggi, anche quando sembrano travolti da tante altre cose, attendono una verità più grande, sono alla ricerca di un significato più pieno per la loro vita, desiderano la giustizia, si portano dentro un anelito di vita eterna».
Davanti al fiorire delle attese di salvezza e di vita eterna - ha proseguito il Pontefice, richiamando le parole di Gesù - «sono pochi gli operai che vanno a lavorare nel campo seminato dal Signore e che, prima ancora, sono capaci di riconoscere, con gli occhi di Gesù, il buon grano pronto per la mietitura». Sono pochi «quelli che se ne accorgono, che si fermano per accogliere il dono, che lo annunciano e lo portano agli altri».
Papa Leone, proseguendo la sua riflessione, ha riconosciuto che «forse non mancano i “cristiani delle occasioni”, che ogni tanto danno spazio a qualche buon sentimento religioso o partecipano a qualche evento; ma pochi sono quelli pronti a lavorare ogni giorno nel campo di Dio, coltivando nel proprio cuore il seme del Vangelo per poi portarlo nella vita quotidiana, in famiglia, nei luoghi di lavoro e di studio, nei vari ambienti sociali e a chi si trova nel bisogno». E per vedere arrivare altri “operai nel campo di Dio” non servono «troppe idee teoriche su concetti pastorali; serve soprattutto pregare il padrone della messe». Sarà Lui che «ci renderà suoi operai e ci invierà nel campo del mondo come testimoni del suo Regno».
Dopo la recita dell’Angelus, insieme alle parole di saluto alla moltitudine e a diversi gruppi particolari presenti in Piazza San Pietro, il Pontefice ha espresso sincere condoglianze alle famiglie che hanno perduto i propri cari, in particolare le loro figlie, nella tragedia del campo estivo travolto dallo straripamento del fiume Guadalupe in Texas, negli Stati Uniti. «Preghiamo per loro», ha detto Papa Leone, che poi, riferendosi agli scenari di guerra che dilaniano il mondo, ha chiesto «al Signore di toccare i cuori e ispirare le menti dei governanti, affinché alla violenza delle armi sostituiscano la ricerca del dialogo». Infine, il Vescovo di Roma ha annunciato il suo trasferimento a Castel Gandolfo, «dove conto di rimanere per un breve periodo di riposo. Auguro a tutti - ha concluso il Pontefice - di poter trascorrere un tempo di vacanza per ritemprare il corpo e lo spirito». (GV) (Agenzia Fides 6/7/2025)