Kinshasa (Agenzia Fides) – “Sono madre di quattro figli che mando a scuola. Raccolgo bottiglie di plastica vuote; dopo averle lavate, le riempio con acqua o succo di frutta fatto con un preparato in polvere, le metto nel congelatore e poi le vendo per 200 FC (meno di 10 centesimi di euro)”
È la testimonianza raccolta per l’Agenzia Fides di Josephine, una mamma a Bukavu, il capoluogo del Sud Kivu, nell’est della Repubblica Democratica del Congo (RDC) conquistata a metà febbraio dai ribelli dell’M23 con l’appoggio delle truppe ruandesi (vedi Fides 17/2/2025). Ma mentre in passato una mamma che mandava il figlio al mercato gli lasciava il piccolo resto e il bambino comprava i miei succhi, ora non è più così, ed è difficile per i bambini comprare” afferma Josephine.
“A Bukavu, dall’inizio della guerra dell’M23, la vita è diventata molto difficile: molti han perso il lavoro, molti non commerciano più a causa del saccheggio che è stato sistematico dei magazzini dove tenevamo le nostre merci. Quelli che sono venuti a portarci la guerra hanno saccheggiato a modo loro; alcuni residenti, vedendo che i soldati erano fuggiti e la polizia se n’era andata, hanno saccheggiato i loro concittadini; e gente fuggita dalla prigione è la fonte del saccheggio.
A causa della guerra, non possiamo più spostarci per raggiungere i mercati circostanti. Chi cerca ancora di far provviste al mercato di Mudaka deve pagare tasse elevate per strada. Ad esempio, se facciamo acquisti con 30.000 franchi (equivalenti a 10 dollari), ci viene chiesto di pagarne 20.000 di tasse. Veniamo bloccate, tenute in ostaggio. Abbiamo cominciato a registrare stupri, anche in centro città, anche se i genitori cercano di nascondere il crimine perché la loro figlia non perda il rispetto della gente.
Pagare la scuola ai miei figli è difficile a causa della mancanza di denaro. Cercano di andare a scuola, ma ogni giorno vengono cacciati via. Il loro padre era un dipendente statale e come gli altri dipendenti statali non lavora. Non abbiamo altra scelta che arrangiarci.
Noi donne siamo morte anche se respiriamo ancora. Private anche del poco che avevamo, siamo rimaste nella sofferenza e non siamo più in grado di mantenere le nostre famiglie, nonostante fossimo già il pilastro della casa. Non sappiamo più cosa fare. Dormiamo e non sappiamo se ci alzeremo. Non mangiamo, non ci vestiamo, non viaggiamo, non viviamo, moriamo! Siamo vittime di accordi di cui non siamo nemmeno a conoscenza.
Al nostro governo nazionale direi di aiutarci anzitutto a portare la pace qui all’est del Paese, impegnandosi a tutti i livelli, perché gli omicidi sono innumerevoli. Con la pace, tutto diventa facile; senza pace, nulla è possibile.
All’M23 direi: chi viene a liberare una persona non la uccide! Il liberatore cerca la pace per le persone. Gesù ha dato la sua vita, ci ha liberati. Voi siete assassini, saccheggiatori e taglieggiatori. Andate a dire a chi vi ha mandato di lasciarci in pace.
Alla comunità internazionale, ripeto le parole di Papa Francesco: "Togliete le mani dall'Africa!". Siete il nemico numero uno della Repubblica democratica del Congo: non venite per il nostro bene, ma per rubare i nostri minerali. Siete voi che sostenete l’M23. Vi presentate come ricchi, ma i ricchi siamo noi congolesi. Ci ingannate dicendo che ci state aiutando, ma siete dei criminali in colletto bianco. Non vi interessa la vita dei congolesi, ma il sottosuolo del Congo. Lasciateci in pace: restate a casa vostra e che noi restiamo alla nostra. Dio ci ha dato la nostra ricchezza: se la volete, venite a chiederla per vie legali.
Ora parto con le mie bottiglie; domani le venderò per pochi centesimi... e la vita continua”. (Agenzia Fides 5/7/2025)