Bangui (Agenzia Fides) - Noi, vescovi di Bangassou, insiemea ll'intera comunità cattolica, siamo profondamente preoccupati per la violenza che colpisce Haut Mbomou”. Così Juan Josè Aguirre, Vescovo di Bangassou e Aurelio Gazzera, Vescovo Coadiutore della diocesi nel sud-est della Repubblica Centrafricana, scrivono nella lettera che è stata letta nel corso delle messe parrocchiali domenica 8 giugno.
“Non possiamo accettare che il sud-est del nostro Paese, la Repubblica Centrafricana, sia teatro di violenze di ogni tipo, una terra da cui la gente fugge, una terra di desolazione” scrivono i due Vescovi.
“Piangiamo decine di morti nelle ultime settimane” sottolineano.
Nella loro lettera, i Vescovi Aguirre e Gazzera, ricordano che “il sud-est è in lutto da decenni, una terra ambita e sfruttata prima dai Tongo-Tongo dell'LRA, poi dai Seleka e infine dagli Azande Ani Kpi Gbe; quest'ultimo movimento, nato per proteggere la popolazione dalle violenze dell'UPC e di altri ex gruppi armati, rischia di diventare un pericolo per la popolazione stessa”. L’LRA (Lord’s Resistance Army) è un movimento di guerriglia nato in Uganda che ha seminato morte e distruzione in questa parte del Centrafrica per diversi anni. Seleka è una serie di milizie nate durante la guerra civile nel 2012, mentre l’UPC (Unité pour la Paix en Centrafrique) è un gruppo nato nel 2014 da una scissione dei Seleka.
A questi gruppi si sono aggiunti più di recente i mercenari della compagnia militare privata russa Wagner, che operano formalmente in supporto alla forze armate centrafricane (FACA), ma che si sono resi responsabili di gravi violenze contro civili innocenti.
“Nelle ultime settimane abbiamo pianto i morti: le Forze di Sicurezza Interna, così come i civili. Civili colpiti, feriti, torturati e sgozzati nella più totale impunità” denunciano Mons. Aguirre e Mons. Gazzera. “Piangiamo con le migliaia di civili costretti a fuggire da Zemio, Mboki e Djema, tra cui decine di migliaia diretti nella Repubblica Democratica del Congo. Piangiamo con i villaggi bombardati, saccheggiati e incendiati”.
“Tutto questo deve finire: la violenza non finirà. Al contrario! La violenza genera solo altra violenza, divisione e miseria, odio, sfiducia e, in definitiva, un circolo vizioso di vendetta” avvertono i Vescovi.
“Chiediamo a tutte le parti coinvolte: Azande Ani Kpi Gbe, FACA, Wagner e alla popolazione, di porre fine alla violenza e di impegnarsi affinché questa regione remota e isolata, senza strade né comunicazioni, possa vivere in pace e diventare una terra dove ogni donna, ogni uomo, ogni bambino, ogni giovane, possa guardare alla vita e al futuro con speranza” chiedono Mons. Aguirre e Mons. Gazzera.
“La Chiesa cattolica, che in queste settimane ha aperto le porte delle Missioni di Zemio, Mboki e Obo, è sempre pronta e disponibile ad accogliere quanti hanno buona volontà attorno a un tavolo di discussione e a lavorare per la pace, la riconciliazione e lo sviluppo nella regione” ricordano i due Vescovi.
“Non è il momento della guerra, ma del dialogo! Non è più il momento della violenza, ma dell'ascolto! Non è il momento di abbandonarsi a sospetti, rancori, accuse generiche e gelosie, ma di ascoltare i poveri che gridano e chiedono la pace! Preghiamo e imploriamo la pace. Ma siamo donne e uomini di pace, nei nostri pensieri, nelle nostre parole e nelle nostre azioni. La pace sia con voi!” concludono. (L.M.) (Agenzia Fides 10/6/2025)