Committee for Communications, Archdiocese of Seoul
Seoul (Agenzia Fides) – La Chiesa di Seoul si è stretta in preghiera nel Santuario di Seosomun, dove nelle scorse ore si è celebrata la memoria del beato Paolo Yun Ji-chung e dei suoi 123 compagni martiri, il cui sangue, alla fine del XVIII secolo, ha fecondato il terreno della nascente Chiesa coreana.
A presiedere la solenne liturgia eucaristica - nell'undicesimo anniversario della beatificazione, celebrazione presieduta da Papa Francesco durante il Viaggio Apostolico in Corea del 2014 - l'arcivescovo di Seoul, Peter Soon-taick Chung. A concelebrare il cardinale Andrew Soo-jung Yeom, arcivescovo emerito di Seoul e amministratore apostolico della diocesi di Pyongyang, e il vescovo Job Yo-bi Koo, ausiliare di Seoul, assieme a diverse decine di sacerdoti.
Nell’omelia, l'arcivescovo Soon-taick Chung ha riflettuto sull’importanza del luogo dove si è celebrata la Messa. Proprio sul terreno dove sorge il Santuario, infatti, molti cattolici furono uccisi durante le persecuzioni anticristiane della dinastia Joseon. Tra loro oggi si annoverano quarantaquattro santi e ventisette beati.
“Questa terra sacra è imbevuta del sangue di coloro che hanno testimoniato il loro amore per Dio attraverso il martirio”, le parole dell’Arcivescovo, che ha sottolineato come questo luogo sia diventato col tempo “il vivaio della Chiesa coreana. Il sacrificio di questi testimoni ha gettato le fondamenta su cui ora poggia la nostra comunità di fede”.
“La loro fede rimane un modello vivente, una bussola che ci guida ancora oggi”, ha proseguito l’Arcivescovo di Seoul prima di ci citare le parole che Papa Francesco pronunciò durante la messa di beatificazione: “Erano disposti a fare grandi sacrifici e a rinunciare a tutto ciò che avrebbe potuto separarli da Cristo, perché sapevano che solo Lui era il loro vero tesoro”.
E proprio l'esempio di questi martiri “chiama ciascuno di noi a testimoniare l'amore di Dio attraverso un'autentica vita cristiana”. Con le loro azioni, infatti, ha continuato, “ci hanno affidato una missione che esige il nostro amore per il prossimo e la nostra dedizione alla giustizia e alla riconciliazione".
Oggi, dunque, ha concluso l'arcivescovo Soon-taick Chung, “non ci limitiamo a ricordare i martiri, ma rinnoviamo il nostro impegno alla fedeltà di cui sono stati esempio. Il coraggio, la convinzione e l'amore incrollabile che hanno dimostrato devono servire da guida per il nostro presente e per le generazioni future”.
L’Arcidiocesi di Seoul ha reso noto che alla celebrazione erano presenti anche i discendenti dei Servi di Dio Kwon Il-shin e Yi Seung-hun, due figure del primo cattolicesimo coreano, a simboleggiare il legame tra quella prima generazione che ha dato la vita per la fede cattolica e la Chiesa di oggi. (F.B.) (Agenzia Fides 30/5/2025)