Khartoum (Agenzia Fides) - Mentre ad Abuja (Nigeria) continuano i colloqui di pace tra il governo sudanese e i due movimenti di guerriglia del Darfur, la comunità internazionale discute quali provvedimenti prendere nei confronti di Khartoum.
“Non è ancora venuto il momento di adottare sanzioni contro il governo di Khartoum” ha affermato Jan Pronk, rappresentante speciale per il Sudan del Segretario Generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan. “Bisogna considerare le sanzioni come ultimo strumento a cui ricorrere” ha detto Pronk, che si è detto favorevole a un massiccio invio di osservatori nella regione occidentale del Sudan per verificare il rispetto del cessate il fuoco e la fine delle violenze nei confronti dei civili. Il 30 agosto era scaduto l’ultimatum delle Nazioni Unite che chiedeva al governo sudanese passi concreti per proteggere la popolazione del Darfur.
L’Unione Africana ha inviato un contingente di 300 militari provenienti da diversi stati africani incaricati di proteggere 120 osservatori che hanno il compito di sorvegliare il cessate il fuoco.
Gli Stati Uniti stanno preparando una proposta di risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che si prevede chieda sanzioni contro Khartoum. Il 22 luglio scorso, il Congresso statunitense ha approvato una risoluzione con la quale si dichiara che nel Darfur è in atto un genocidio. La risoluzione è stata approvata all’unanimità sia dalla Camera dei Rappresentanti sia dal Senato (vedi Fides del 23 luglio 2004).
Anche l’Unione Europea ha minacciato sanzioni contro Khartoum, in particolare il blocco degli acquisti di petrolio sudanese. L’Unione Europea aveva già interrotto un programma di aiuto al paese africano, del valore di 60 milioni di dollari.
I colloqui di Abuja, condotti grazie alla mediazione dell’Unione Africana, devono affrontare la difficile questione del disarmo dei diversi gruppi che agiscono nel Darfur. I due movimenti ribelli il Movimento per la Giustizia e l’Uguaglianza (JEM) e il Movimento di Liberazione del Sudan (SLM), chiedono il disarmo preliminare delle milizie filo-governative Janjaweed, come condizione alla smobilitazione delle loro forze. Il governo insiste affinché il disarmo delle fazioni contrapposte proceda parallelamente. (L.M.) (Agenzia Fides 7/9/2004, righe 32 parole 367)