Roma (Agenzia Fides)-“La comunità internazionale deve continuare a tenere alta l’attenzione sul Darfur, altrimenti diventerà una delle tante guerre africane dimenticate e irrisolte” dice all’Agenzia Fides mons. Silvano Tomasi, Nunzio Apostolico della Santa Sede alle Nazioni Unite a Ginevra, che si trova in Italia per partecipare al VII Meeting internazionale sulle migrazioni (MIM), organizzato dai Missionari e Laici Scalabriniani a Loreto.
Nel Darfur, regione occidentale del Sudan, in poco meno di due anni una sanguinosa guerra civile ha provocato 30mila vittime, un milione di sfollati interni e oltre 100mila profughi nel confinante Ciad
Il Rappresentante della S. Sede ha ricordato che le parti in conflitto sono entrambe di religione musulmana anche se le popolazioni locali del Darfur, a differenza dei miliziani arabi, seguono un Islam fortemente influenzato da tradizioni animiste africane. “Il problema, quindi, si può definire in termini di razzismo e di dominio sulle risorse - continua monsignor Tomasi - e non ha una dimensione religiosa come il conflitto che è durato per oltre venti anni tra il sud cristiano animista e il nord musulmano”. Mons. Tomasi condivide il timore più volte espresso dal Segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan che la situazione possa degenerare in un genocidio: “Anche il Congresso degli Stati Uniti - aggiunge il monsignore - ha approvato a l’unanimità una risoluzione sul Darfur in cui usa la parola “genocidio”, cioè la distruzione di un gruppo etnico da parte di un altro con la complicità o incapacità di controllo del governo centrale”. Il rappresentante delle S. Sede in una dichiarazione all’Agenzia Fides ricorda che “il conflitto del Darfur solo da qualche mese è all’attenzione della coscienza internazionale. Nel primavera scorsa, nel corso di una sessione della Commissione per i diritti umani dell’ONU, era stato presentato un progetto di risoluzione nel quale si metteva in guardia la comunità internazionale su un possibile genocidio nella regione. I paesi africani e arabi si sono però opposti all’approvazione di un testo così duro, ed è passata una risoluzione più blanda. Questa è servita comunque a risvegliare l’interesse dell’opinione pubblica internazionale”.
L’arcivescovo Tomasi sottolinea la difficoltà della situazione: “Kofi Annan sta cercando di spingere la comunità internazionale a intervenire in qualche modo. Ma l’Unione Africana, la quale ha anche mandato in Darfur suoi osservatori e cerca di far dialogare le parti in conflitto, ha però una certa reticenza, soprattutto i Paesi islamici, ad agire in maniera diretta nelle questioni interne di una nazione che fa parte del suo raggruppamento. Questo paralizza i meccanismi internazionali per intervenire, vediamo cosa succederà in futuro”. (L.M.) (Agenzia Fides 26/7/2004 righe 37 parole 451)