Monrovia (Agenzia Fides)- “Posso assicurarvi che alla fine della nostra missione in Liberia, avremo raccolto tutte le armi, ma la Liberia resta un paese a rischio se in Costa d’Avorio le armi rimarranno nelle mani sbagliate”. Lo ha affermato di fronte alla stampa internazionale il Generale keniano Daniel Opande, comandante della Missione delle Nazioni Unite in Liberia. La Liberia sta faticosamente uscendo dalle conseguenze di una sanguinosa guerra civile. L’ONU ha dispiegato un contingente di Caschi Blu, il cui compito, tra l’altro, è quello di recuperare le armi in mano alle milizie che si sono combattute durante la guerra civile.
Nella confinante Costa d’Avorio, però, la situazione rimane ancora molto incerta. Questo paese è diviso tra l’area del nord-ovest in mano ai ribelli delle “Forze Nuove” e il resto, controllato dall’esercito governativo. In Costa d’Avorio è presente un contingente delle Nazioni Unite e una missione militare francese forte di 4mila uomini.
Nonostante la presenza di forze internazionali, lungo il confine tra Liberia e Costa d’Avorio si è creato da tempo un flusso di armi e di combattenti che minacciano di destabilizzare entrambi i paesi. Anche in Costa d’Avorio è stato avviato un progetto di disarmo. Ma, mentre in Liberia ogni combattente che si sottopone al programma di smobilitazione riceve 300 dollari, in Costa d’Avorio, i guerriglieri che consegnano le armi ricevono ben 900 dollari. “Si è creato così un traffico di armi dalla Liberia alla Costa d’Avorio” si legge nel dossier di Fides sulle armi in Africa che sarà pubblicato sabato 24 luglio. “I liberiani infatti cercano di guadagnare due volte, partecipando al programma di disarmo nel proprio paese e a quello della Costa d’’Avorio. In quest’ultimo caso, i liberiani agiscono spacciandosi per combattenti ivoriani oppure vendendo armi ai guerriglieri della Costa d’Avorio in cambio di una percentuale dei 900 dollari di pagamento per la consegna dell’arma”. (L.M.) (Agenzia Fides 21/7/2004 righe 28 parole 350)