Bujumbura (Agenzia Fides)- La futura costituzione del paese e il sistema elettorale da usare nelle elezioni generali del 2005 sono al centro dei colloqui tra i rappresentanti politici del Burundi che si sono aperti sabato 17 luglio a Pretoria, in Sudafrica. Il Sudafrica è infatti il maggiore sostenitore del processo di pace nel piccolo paese della regione dei Grandi Laghi.
Il punto più delicato della discussione riguarda la richiesta da parte dei capi della minoranza Tutsi (14% della popolazione) di riservare ai Tutsi una quota del 40% dei posti del futuro Parlamento. I rappresentanti degli Hutu (85% della popolazione) difendono invece a spada tratta il principio “un uomo, un voto”. “La quota riservata ai Tutsi è una della clausole degli accordi di Arusha del 2000, che si vuole mantenere nella nuova Costituzione” dice all’Agenzia Fides un autorevole commentatore locale da Bujumbura, capitale del Burundi. Gli accordi di Arusha (Tanzania) furono firmati dai rappresentanti politici Hutu e Tutsi e posero le basi per l’attuale processo di transizione. “Anche se forse non sarà possibile accogliere la richiesta del 40% dei posti del Parlamento, è comunque importante rispettare se non la lettera, almeno lo spirito degli accordi di Arusha che rappresentano le fondamenta delle pace in Burundi” dice la fonte di Fides. “Sono comune fiducioso perché la comunità internazionale, e in particolare il Sudafrica, non stanno lesinando sforzi per giungere a un accordo definitivo”.
I colloqui si svolgono tra i rappresentanti dei diversi partiti politici; il governo transitorio di unione nazionale è presente ma solo con una funzione consultiva e non prende parte alle discussioni sulla futura Costituzione e sul nuovo sistema elettorale. Ai colloqui sono presenti il Presidente burundese Domitien Ndayizeye, il Presidente del Parlamento Jean Minani (che è anche uno dei leader del Frodebu, il principale partito della maggioranza Hutu), il senatore Jean-Baptiste Manwangari dell’Uprona (il partito a maggioranza Tutsi) e Pierre Nkurunziza delle Forze per la Difesa della Democrazia (FDD), il principale gruppo di guerriglia Hutu, che di recente ha raggiunto un’intesa di pace con il governo.
Parallelamente, si sono svolti a Nairobi, capitale del Kenya, colloqui tra Carolyn McAskie, rappresentante speciale per il Burundi del Segretario Generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, e delegati di alto livello delle Forze di Liberazione Nazionale (FLN), il gruppo di guerriglia Hutu che non ha ancora firmato nessun accordo di pace. “Purtroppo nelle campagne del Burundi la povera gente continua a soffrire a causa degli scontri tra esercito e guerriglia” dice la fonte di Fides. Di recente gli ex ribelli del FDD si sono uniti all’esercito regolare nel dare la caccia ai guerriglieri del FLN. “Questa non è una novità perché anche in passato i due gruppi hanno avuto scontri. Ora però il FDD ha una nuova legittimità, avendo raggiunto l’accordo con il governo. Alcuni suoi uomini sono già stati integrati nel nuovo esercito unificato in via di costituzione con l’assistenza internazionale” conclude la fonte di Fides. (L.M.) (Agenzia Fides 19/7/2004 righe 39 parole 514)