60 dollari al barile. Petrolio: la situazione e i riflessi di un costo sempre più alto nei luoghi dove operano i missionari

sabato, 25 giugno 2005

L’11 maggio durante un incontro a Ginevra con il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, i Presidenti di Nigeria e Camerun si erano impegnati per accrescere gli sforzi per sbloccare la situazione e di concentrare la loro attenzione su due principali ostacoli, il ritiro delle truppe nigeriane e la demarcazione della frontiera marittima comune. Una nuova riunione della commissione mista per la delimitazione della frontiera che doveva tenersi il 15 giugno, è stata però rinviata sine die.
“La posta in gioco è il controllo del petrolio della penisola. È chiaro però che lo sfruttamento di questa risorsa necessità della collaborazione dei due paesi” dicono le fonti di Fides. “Questo è vero soprattutto per il Camerun che dovrà comunque utilizzare le acque territoriali della Nigeria per potere esportare il petrolio. In Nigeria inoltre esiste già una fiorante industria petrolifera ed è quindi più vantaggioso ricorrere alle strutture nigeriane per lavorare il petrolio di Bokassi che creare dal nulla un’industria petrolifere nella penisola”.
Il petrolio si conferma ancora una volta una delle principali poste i gioco anche nella geopolitica africana.

- Introduzione
- I Vescovi del Ciad intervengono sulla corretta utilizzazione delle risorse petrolifere
- Cosa succede quando il petrolio finisce?
- Il petrolio: l’ultima posta in gioco nel conflitto sudanese che suscita l’appetito di molti
- Non c’è solo la guerra in Iraq dietro l’aumento del prezzo del petrolio
- Le aree di crisi
- Un caso simbolo: l’Arabia Saudita
- Algeria, ostaggio del gas e del petrolio
- Le risorse africane e il “caso” Nigeria
- Il Caucaso
- Come difendersi: le fonti alternative di energia

(Agenzia Fides 25/06/2005)


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