ASIA/PAKISTAN - Un “aborto per la giustizia”: ricorso in appello dopo la condanna a morte di Sawan Masih

martedì, 1 aprile 2014

Lahore (Agenzia Fides) – Viene depositata in questi giorni all’Alta Corte di Lahore la domanda di ricorso in appello contro il verdetto di condanna per il 26enne cristiano Sawan Masih, condannato a morte per blasfemia il 27 marzo. Come riferito a Fides, il collegio difensivo ha sette giorni dal verdetto di primo grado per inoltrare l’appello, e lo sta redigendo per presentarlo. Sawan Masih è stato condannato sulla base della falsa accusa di aver insultato il profeta Maometto, nel corso della conversazione con un suo amico musulmano l’8 marzo 2013 (vedi Fides 28/3/2014).
Il caso continua a suscitare reazioni della politica e della società civile in Pakistan: in una nota inviata a Fides, la “Commissione diritti umani del Pakistan” (HRCP), nota Ong diffusa nel paese a livello capillare, ha espresso allarme per “la nuova ondata di intolleranza”, citando episodi come l’aggressione al giornalista Raza Rumi a Lahore, gli attacchi a templi indù in Sindh e la condanna e morte del cristiano Sawan Masih. L’Ong ricorda che “mentre Sawan è stato condannato a morte un anno dopo il presunto incidente, gli autori dell’attacco di massa alla Joseph Colony – il sobborgo cristiano di Lahore colpito dopo l’episodio di presunta blasfemia – sono tuttora impuniti”. “Per eliminare l'intolleranza, occorre negare ogni forma di impunità per i responsabili”, afferma la Commissione.
Anche il Partito Popolare del Pakistan, che è stato al governo nella scorsa legislatura, ha definito la condanna a morte di Sawan Masih “un aborto della giustizia, che servirà a emarginare ulteriormente le minoranze”. La coordinatrice centrale del partito, Nafisa Shah, ha detto: “In questo caso, oltre al danno c’è la beffa: invece di punire chi sta dietro alla distruzione della Joseph Colony, i giudici hanno punito un uomo accusato in modo falso e strumentale”. Nella società civile pakistana si afferma che “le istituzioni dello stato e il potere giudiziario non devono cedere al fanatismo e al bigottismo” e che “occorre elaborare una legislazione per fermare l'abuso della legge sulla blasfemia”. (PA) (Agenzia Fides 1/4/2014)


Condividi: