ASIA/INDONESIA - “Pluralismo in pericolo” per l’inerzia del governo: Rapporto di una Ong

mercoledì, 26 febbraio 2014

Giacarta (Agenzia Fides) – Lo storico e tradizionale pluralismo religioso, che da sempre caratterizza la nazione indonesiana, è in pericolo per l’inerzia del governo che lascia spazio ai gruppi estremisti islamici: è l’allarme lanciato dal nuovo rapporto dell’Ong “Christian Solidarity Worldwide” (CSW), elaborato da un team di esperti fra i quali il cattolico Benedict Rogers e p. Benny Susetyo, direttore della Commissione per il dialogo nella Conferenza episcopale dell’Indonesia.
Secondo il Rapporto, inviato all’Agenzia Fides, i pericoli riguardano tutte le diverse comunità religiose minoritarie in Indonesia: ahmadi, musulmani sciiti e sufi, cristiani (cattolici e protestanti) buddisti, induisti, confuciani, seguaci di culti indigeni. “L'intolleranza religiosa, una volta limitata a specifiche regioni, ora sembra essere diffusa a livello nazionale” dice il Rapporto.
Il documento giunto a Fides individua cinque fattori che contribuiscono alla crescita dell'intolleranza religiosa: la diffusione dell’ideologia estremista, alimentata e finanziata da fonti esterne (in particolare l’Arabia Saudita ) e interne; l’inazione e, a volte, la complicità delle autorità locali, provinciali e nazionali; l'attuazione di leggi e regolamenti discriminatori; la debolezza o la mancata applicazione della legge da parte della polizia e della magistratura, che genera l’impunità; la scarsa volontà della maggioranza dei musulmani indonesiani a parlare contro l'intolleranza.
“Una serie di organizzazioni radicali islamiche emerse nella società ha acquisito una sproporzionata influenza sulla politica. La recrudescenza dell’attivismo islamico mette in dubbio la tradizione del pluralismo”, nota il testo. Il Rapporto critica i partiti politici della coalizione di governo che, insieme a formazioni estremiste come l’Islamic Defenders Front (Fpi), stanno “avvelenando l'Indonesia con il virus dell’intolleranza”, in un clima di crescente intimidazione e violenza. Nel testo sono citati numerosi episodi che confermano questa tendenza e si ricorda “la propaganda che incita all'odio religioso e all’ostilità” sui mass-media e sui social network.
Tutti, Ong e osservatori, concordano nel dire che “la situazione è in peggioramento”. Per questo CSW lancia un appello al governo perchè “sviluppi politiche forti per proteggere diritti umani, libertà religiosa e vita delle minoranze”. Il governo è definito “non solo colpevole di grave negligenza, ma in moti casi complice attivo”, in quanto ha approvato una serie di regolamenti e leggi intrinsecamente discriminatori (in particolare: il regolamento del 2006 sui luoghi di culto; e quello del 2008 contro gli Ahmadi), che violano la libertà religiosa e la stessa Costituzione indonesiana.
Con una popolazione stimata di 251 milioni di abitanti, l’Indonesia ha come motto nazionale “Unità nella diversità”, e come filosofia-guida, la “Pancasila” (“carta dei cinque principi”), promulgata dall'ex presidente Sukarno nel 1945. Si stima che l’86,1 % della popolazione sia musulmana, il 5,7% cristiana protestante, 3% cattolica, 1,8% induista e il 3,4 % appartengono ad altri culti, che includono buddismo e confucianesimo. (PA) (Agenzia Fides 26/2/2014)


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