AFRICA/ANGOLA - Segnali di speranza da Chiulo dove sono arrivati i primi due medici angolani

sabato, 14 dicembre 2013

Chiulo (Agenzia Fides) - Nell’ospedale di Chiulo, al confine con la Namibia, struttura della diocesi di Ondjiva, riconosciuta e sostenuta dal governo provinciale, Medici con l’Africa Cuamm ha avviato nel 2012 il progetto Prima le mamme e i bambini per garantire l’accesso gratuito al parto sicuro e la cura dei neonati (vedi Agenzia Fides 5/3/2012). Finalmente ora, dopo 12 anni, sono arrivati i primi 2 medici angolani. L’ospedale serve una popolazione di 250 mila abitanti martoriati, tra l'indifferenza generale, da una siccità che dura da quasi due anni, dalla miseria, dalla malnutrizione, dalla tubercolosi, dall'HIV e da un’epidemia di colera. I due medici si sono laureati a Luanda 2 anni fa; finora hanno lavorato nella capitale in rinomate cliniche private ma da 3 settimane hanno scelto di accettare un contratto di un anno in questa struttura, uno per curare i bambini, dai 60 agli 80 in media, ricoverati nell’ospedale e l’altro per fare il chirurgo. Secondo quanto riportato dai medici volontari del CUAMM presenti sul luogo, l’inizio dei due colleghi angolani non è stato semplice, a partire dalla strada per raggiungere l’ospedale: a bordo di una jeep per 3 ore, con gli ultimi 30 km di puro sterrato. A Chiulo difficilmente funzionano i cellulari; l’elettricità è garantita dai generatori attivi solo alcune ore del giorno, mentre l’acqua corrente è un lusso per pochi e tuttora manca in alcuni reparti della struttura, nata come ospedale di guerra con 250 posti letto e molto diversa dalle cliniche private di Luanda. I giovani medici angolani sono rimasti stupiti dalla quantità di persone che raggiungono l’ospedale anche da molto lontano per farsi curare, rassicurati dal fatto che, grazie al lavoro di tanti medici CUAMM e alla collaborazione degli infermieri locali, a Chiulo sanno di poter contare sull’umanità e sulla competenza del personale. I giovani dottori hanno dimostrato tanta forza di volontà e voglia di imparare, nonostante le mille difficoltà, il senso di frustrazione per le mancate diagnosi, per i mezzi limitati o perché i pazienti arrivano troppo tardi, quando ormai le loro condizioni sono disastrose e spesso aggravate da pericolose cure ad opera di stregoni locali. (AP) (14/12/2013 Agenzia Fides)


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