ASIA/VIETNAM - Il Parlamento discute sulla revisione della Costituzione, su corruzione e sviluppo

martedì, 22 ottobre 2013

Hanoi (Agenzia Fides) – La revisione della Carta Costituzionale del 1992 e altri importanti provvedimenti su temi come la corruzione e lo sviluppo socioeconomico sono al centro della sesta sessione dei lavori del Parlamento vietnamita, che ha preso il via ieri ad Hanoi. Come appreso da Fides, fra i provvedimenti legislativi che saranno presi in esame dalla Assemblea Nazionale, vi sono leggi che riguardano il possesso della terra, i diritti dei lavoratori, la protezione dell’ambiente, la lotta agli sprechi e alla corruzione e una serie di misure che toccano la sfera socio-economica del paese. Molto importante, secondo fonti di Fides, è la relazione sull'attuazione del piano di sviluppo socio-economico nel 2013 e l’elaborazione del nuovo piano per il 2014 e il 2015. Altro passaggio centrale sarà la questione della prevenzione e della lotta alla corruzione: la bozza di provvedimento intende assegnare al Parlamento maggiori poteri di monitoraggio e sorveglianza. La sessione dei lavori parlamentari viene trasmessa per 22 giorni in diretta sul canale della televisione di stato
La Chiesa cattolica, dicono fonti di Fides, ha “orecchi attenti”, nel valutare i lavori del Parlamento vietnamita. Negli ultimi anni, infatti, la Chiesa si è spesa per una critica articolata e franca alla corruzione come male che affligge e paralizza la società, come ricorda un intervento del francescano vietnamita p. Nguyen Hong Giao, pubblicato sul sito Internet della Conferenza episcopale del Vietnam. Il problema della corruzione nei pubblici uffici – secondo gli osservatori – va a ripercuotersi direttamente anche sulle comunità religiose: in una fase di transizione economica (da un’economia centralizzata a un’economia di mercato), avviene infatti che i dirigenti del Partito comunista cercano a volte di acquistare la proprietà personale di edifici un tempo espropriati alle Chiese, a comunità buddiste e di altre fedi. La legislazione in vigore prevede, invece, che tali edifici o terreni siano restituiti alle rispettive comunità, quando non più utilizzati dallo stato. I funzionari pubblici si appropriano di tali immobili per rivenderli sul mercato immobiliare e guadagnarne profitto personale. Le Chiese e le altre comunità rivendicano queste proprietà e ciò genera malcontento e conflitti. (PA) (Agenzia Fides 22/10/2013)


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