VATICANO - “L’annuncio del messaggio salvifico rimane un impegno comune e primario”: la consegna del Card.Filoni al laicato

sabato, 5 ottobre 2013

Seoul (Agenzia Fides) – “Ogniqualvolta nel mondo si parlerà della Chiesa in Corea, non si potrà mai omettere di ricordare che i suoi inizi sono legati alla straordinaria iniziativa e decisione di un gruppo di laici Letterati, i quali, pur essendo privi di sacerdoti e di vescovi, nel desiderio di una leale ricerca della verità, vollero conoscere la fede cattolica ed apprezzandola la introdussero nel loro Paese… Voi cari amici siete gli eredi di quel nucleo, diciamo meglio di quel seme, che oggi ha assunto la forma di una pianta rigogliosa, ed i cui frutti, ovunque, sono ammirati e apprezzati”. Sono le parole con cui il Prefetto del Dicastero Missionario, Card. Fernando Filoni, ha iniziato il suo discorso durante l’incontro con i Laici, questa mattina a Seoul.
Dopo aver evidenziato “i segni positivi della vita della Chiesa in Corea”, il Cardinale si è soffermato su alcuni aspetti, connessi alla vita di oggi ed al nostro modo di vivere, che risultano pericolosi per la fede e per la Chiesa. Anzitutto il secolarismo ed il materialismo: “il loro insinuarsi nella vita del cristiano porta a mutare il pensare e il vivere, cosicché la Parola di Dio non è più la fonte di ispirazione dell’agire cristiano”. Un ulteriore pericolo è rappresentato dalla tendenza alla burocratizzazione o all’efficientismo, “quasi spersonalizzando o spersonalizzandosi, secondo uno stile di tipo burocratico-amministrativo, quasi che la Chiesa fosse una compagnia di profitto o una pia ONG”. Un altro problema consiste “nella tendenza, secondo un modo di pensare confuciano, a frazionare la composita realtà ecclesiale, dove non prevalgono le virtù della fraternità e della comunione ecclesiale, ma la distinzione, il grado, l’età”.
Il Card. Filoni, nella parte conclusiva del suo discorso, ha rimarcato che la Chiesa in Corea ha oggi bisogno “di instillare un senso di profonda spiritualità nella vita propria e nella società”, ed ha rinadito che “a 50 anni dal Concilio Vaticano II, l’annuncio del messaggio salvifico al nostro Popolo coreano, rimane un impegno comune e primario. Esso non può, né deve essere delegato semplicemente al clero e ai religiosi o alle religiose, se non altro perché in questa terra l’inizio dell’evangelizzazione avvenne per l’iniziativa di laici illuminati. Spetta a voi agire perché nella società coreana si favoriscano anche quei principi che hanno radice nel Vangelo”. (SL) (Agenzia Fides 05/10/2013)


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