ASIA/MYANMAR - Appello dei leader religiosi: “Stop all’odio religioso; insieme per lo sviluppo del paese”

venerdì, 28 giugno 2013

Yangon (Agenzia Fides) – I leader delle principali religioni presenti in Myanmar lanciano un forte appello alla nazione per fermare la violenza religiosa e costruire insieme il benessere e “un futuro di speranza per il paese”: lo afferma un comunicato congiunto diffuso a conclusione di un incontro organizzato a Yangon dall’Ambasciatore Usa Derek Mitchell e inviato all’Agenzia Fides. L’ambasciatore e l’intera comunità internazionale erano stati sollecitati a dare un contributo per riportare l’armonia religiosa in Myanmar – dopo gli scontri fra musulmani e buddisti registratisi negli ultimi mesi – da S. Ecc. mons. Charlas Maung Bo, Arcivescovo di Yangon, presente all’incontro e firmatario dell’appello in qualità di esponente della Chiesa cattolica.
“Come nazione, abbiamo iniziato un viaggio che è una nuova alba di speranza nella nostra nazione”, recita il testo inviato all’Agenzia Fides dall’Arcivescovo Bo e firmato, fra gli altri, anche dal leader musulmano U Aye Lwin, del “Centro Islamico di Myanmar”, e dal leader buddista Sitagu Sayadaw. Il testo sollecita tutta la popolazione birmana “a intraprendere un percorso di amicizia che porterà pace e prosperità per tutti”. Il comunicato ricorda che il governo ha avviato un processo di graduale apertura alle relazioni internazionali, ha avviato riforme, ha allentato la censura, ha liberato dei prigionieri politici, elogiandone gli sforzi a “portare maggiore pace e armonia”.
“Facciamo appello a tutti i membri di ogni religione – chiede il testo – perché la pace è l'unica strada per il nostro paese. Prendiamo atto con grande disappunto che il recente conflitto interreligioso, con conseguente distruzione su larga scala di proprietà, la morte di centinaia di uomini e donne innocenti, e lo sfollamento di migliaia di persone, è un triste evento per la nostra cultura, nota per la sua profonda ricchezza spirituale e per la gioia della sua gente”.
I leader religiosi rimarcano con forza che “nessuna religione insegna l'odio”, ed esortano i fedeli di tutte le comunità a “evitare discorsi di odio contro membri di altre religioni”, mentendo in guardia sul fatto che “tali conflitti possono rinviare il processo di riforme nella nazione”. Le urgenze per il popolo, dicono, sono “istruzione, salute, e sviluppo umano”, realizzabili solo “in un clima di reciproco rispetto, di accettazione dei principi di unità e diversità, e di tolleranza”. Il comunicato chiede infine a tutti i leader religiosi di “dare l'esempio attraverso marce e incontri per promuovere pace e armonia interreligiosa”. (PA) (Agenzia Fides 28/6/2013)


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