ASIA/PAKISTAN - La Chiesa lancia i “Gruppi di protezione” delle minoranze religiose

venerdì, 28 giugno 2013

Karachi (Agenzia Fides) – La Chiesa cattolica di Karachi lancia speciali gruppi per proteggere le minoranze religiosi, e in particolare i cristiani, dalla violenza e dal terrorismo. Come riferito in una nota inviata a Fides, in un seminario tenutosi a Karachi il 26 e 27 giugno, la Commissione “Giustizia e Pace” della Conferenza dei Superiori maggiori degli ordini religiosi in Pakistan ha cercato tecniche e modalità efficaci per aiutare i fedeli ad affrontare l’emergenza della violenza che attraversa il paese e che spesso colpisce comunità e fedeli cristiani.
Per questo la Commissione ha organizzato 15 “Gruppi di protezione” formati da fedeli cristiani di diverse confessioni, da Pastori, avvocati, medici e altri professionisti. I gruppi istituiti dalla Commissione, terranno sotto controllo episodi di violenza settaria o gravi atti di discriminazione a danno dei cristiani, contribuendo a promuovere legalità e giustizia in Pakistan.
Rasheed Gill, laico cattolico, animatore della Commissione “Giustizia e Pace”, spiega a Fides: “La sicurezza nel paese e sta peggiorando. Nelle ultime settimane i fondamentalisti e i terroristi hanno attaccato gente comune, funzionari di polizia, detenuti, avvocati, moschee, turisti. Vogliamo sostenere e proteggere le minoranze religiose più emarginate, tramite programmi di sensibilizzazione”. Gli speciali “Gruppi di protezione” opereranno in diverse aree del paese, monitorando le violazioni dei diritti umani, offrendo assistenza alla Commissione anche dal punto di vista legale. Secondo Gill, l’obiettivo è crearne trenta, in un progetto triennale, per coprire in modo capillare il territorio nazionale.
Il Pastore Nasir John, parte del team, dice a Fides: “Tali gruppi riempiono un grande vuoto: molti fedeli cristiani, a causa di problemi di violenza, sono costretti a lasciare il posto di lavoro o a sradicarsi, cambiando città”. Inoltre in Pakistan le minoranze religiose, come i cristiani e gli indù, non alimentano la corruzione: non pagano tangenti ai funzionari di polizia o ai giudici, che spesso, per questo motivo, li penalizzano, li discriminano o condannano. (AG-PA) (Agenzia Fides 28/6/2013)


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