OCEANIA/PAPUA NUOVA GUINEA - Estesa la pena di morte a molti reati: per la Chiesa non è la risposta giusta

venerdì, 31 maggio 2013

Port Moresby (Agenzia Fides) – Il Parlamento della Papua Nuova Guinea ha approvato un emendamento al Codice Penale che estende la pena capitale a reati di stupro aggravato, omicidio per supposta stregoneria, rapina con violenza. Nella seduta del 28 maggio, il Parlamento ha anche aggravato le sanzioni per reati come furto e appropriazione indebita.
Come riferito a Fides, secondo la Chiesa cattolica il provvedimento sulla pena capitale è stato affrettato, in quanto il dibattito in atto nel paese sulla questione della sicurezza non aveva prodotto un consenso ampio sull’estensione della pena di morte. Nei mesi scorsi la popolazione della Papua ha protestato contro il crescente livello della criminalità. Donne, studenti e lavoratori sono scesi in piazza criticando i casi di omicidio, stupro, omicidio per stregoneria, che si sommano a problemi come corruzione, brutalità della polizia, mala gestione delle istituzioni scolastiche, abusi sessuali.
“La sofferenza delle vittime di questi crimini rimangono indicibili” ma, per la Chiesa, “la risposta della pena capitale non è quella giusta, in quanto essa non è un deterrente contro il crimine”, nota a Fides p. Giorgio Licini, missionario Pime e responsabile dell’Ufficio Comunicazioni sociali nella Conferenza Episcopale di Papua Nuova Guinea e Isole Salomone. Nelle scorse settimane, più volte i Vescovi hanno pronunciato il loro “no” alla pena di morte. “Il problema finora non è stata la mancanza di leggi, ma la loro scarsa applicazione”, spiega p. Licini. Il Parlamento ha detto che, dopo oltre mezzo secolo, riprenderanno anche le esecuzioni capitali dei condannati a morte (l’ultima esecuzione risale al 1954) ma “la decisione è arrivata senza una consultazione pubblica che molti settori della società chiedevano”. Secondo gli osservatori, in tal modo il governo ha dato all’opinione una risposta, e i politici possono dire di “aver fatto qualcosa”. “I cittadini avranno l’ impressione superficiale che il governo è seriamente intenzionato a combattere il crimine”, prosegue p. Licini. L 'attuazione della pena di morte avrà, invece, almeno l’effetto di attirare l'attenzione esterna: Amnesty International ha già condannato la mossa del governo.
Il Parlamento della Papua, nella stessa sessione del 28 maggio, ha anche revocato con una maggioranza schiacciante la legge sulla stregoneria del 1971. La legge di fatto legittimava i crimini contro le persone accusate di “stregoneria”, questione ancora molto sentita e diffusa fra la popolazione locale. Ora l’uccisione di una persona “sospettata di stregoneria” sarà invece considerata “omicidio” e perseguita secondo la legge. (PA) (Agenzia Fides 31/5/2013)


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