AFRICA - Crisi in Centrafrica le ripercussioni in Ciad e in Sudafrica

mercoledì, 27 marzo 2013

Roma (Agenzia Fides)- La caduta del Presidente François Bozizé ha generato alcune conseguenze in Ciad e in Sudafrica, due Paesi coinvolti con proprie truppe nella crisi della Repubblica Centrafricana.
Il nuovo “uomo forte” del Centrafrica, il leader della coalizione ribelle Sekeka, Michel Djotodia è considerato vicino al Presidente ciadiano Idriss Déby Itno. Un fatto che ha però generato scontento in Seleka, dove montano i timori di vedere ancora una volta il Centrafrica “messo sotto tutela” dal Paese vicino. Lo stesso Bozizé era giunto al potere nel 2003 con l’aiuto ciadiano. A poche ore dalla caduta di Bangui nelle mani di Seleka, Timan Erdimi, storico oppositore di Déby, ha annunciato da Doha (Qatar) dove è rifugiato, di volere riprendere le ostilità contro il Presidente ciadiano. Nel 2008 Erdimi, capo dell’Union des Forces de Résistance (UFR), era stato ad un passo da conquistare N’Djamena, ma era stato fermato dall’intervento delle truppe francesi. Secondo il sito Afrikarabia, Erdimi, oltre ad aver preso contatto con altri gruppi ribelli ciadiani, si sarebbe accordato anche con i dissidenti di Seleka, che sperano, una volta rovesciato Déby in Ciad, di conquistare il potere a Bangui, sottraendolo al filo-ciadiano Djotodia.
In Sudafrica invece montano le polemiche dopo le perdite subite dal proprio contingente militare inviato in supporto a Bozizé, nel tentativo di opporsi all’avanzata dei ribelli a Bangui. Il principale partito di opposizione Democratic Alliance ha chiesto una commissione parlamentare di inchiesta per spiegare “il dispiegamento altamente discutibile” di un contingente sudafricano di 200 uomini nel Paese centrafricano. (L.M.) (Agenzia Fides 27/3/2013)


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