- 150° ANNIVERSARIO DEL DOGMA DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE, TERZA PARTE: Il Messaggio di Fatima

mercoledì, 11 agosto 2004

- IL MESSAGGIO DI FATIMA

Il messaggio di Fatima è un appello alla preghiera e alla pratica della comunione riparatrice, alla penitenza e alla conversione del cuore; è un messaggio perfettamente ortodosso che rivela una grande ampiezza dottrinale ed integrità dogmatica che fa di esso una perfetta sintesi evangelica. Esso rientra nella tradizione più perfetta e fedele della Chiesa. Dal contenuto trinitario fino alla dottrina sulle ultime realtà, il messaggio percorre tutto l’insegnamento della fede cattolica tradizionale, in modo così trasparente e facile da penetrare le coscienze, educandole alla linea più pura del cattolicesimo.
A Fatima, il culto della Vergine nasce sin dai primi momenti delle apparizioni. Nel 1919 sorse la prima cappella e il Vescovo permise la prima Messa all’aperto il 13 ottobre 1921. Allo stesso tempo aumentarono le persecuzioni delle autorità civili, anticlericali e massoniche. La notte tra il 5 e il 6 marzo 1922 la cappella fu fatta saltare con la dinamite. Nel 1928 cominciarono i lavori per la costruzione della nuova basilica che fu terminata nel 1951.
All’inizio sia il parroco che l’arciprete che il patriarca di Lisbona mostrarono la loro reticenza secondo quella che è la prassi comune nella Chiesa.
Il nuovo vescovo assunse un atteggiamento più comprensivo che non ostacolava, ma anzi favoriva pellegrinaggi e celebrazioni liturgiche. Nel 1922 nominò una commissione di investigazione che concluderà i lavori nel 1930. Il vescovo pubblicò una lettera pastorale in cui dichiarava che le visioni dei ragazzi erano degne di fede e che era consentito il culto ufficiale della Vergine di Fatima.
Anche la sede papale cominciò gradualmente a porre gesti favorevoli: Pio XII manifestò il suo favore per Fatima tanto da voler essere chiamato “il Papa di Fatima”. La conferma ufficiale venne da Paolo VI che inviò la Rosa d’oro al santuario nel 1964 alla conclusione della terza sessione del Concilio Vaticano, con la consacrazione al cuore immacolato di Maria e con la decisione di recarsi in pellegrinaggio a Fatima.
Anche Giovanni Paolo II si è recato in pellegrinaggio a Fatima per esprimere gratitudine alla Vergine per averlo protetto nell’attentato del 1981.
Negli ultimi cinquanta anni ci sono state circa duecento apparizioni non riconosciute dalla Chiesa. Una risposta a tanta prudenza della Chiesa si può ravvisare nel messaggio che Giovanni XXIII pronunciò alla chiusura del centenario di Lourdes: “I pontefici romani, custodi e interpreti della rivelazione divina, si sentono in dovere di raccomandare all’attenzione dei fedeli, quando dopo maturo esame lo giudichino opportuno per il bene generale, le luci soprannaturali che Dio ama concedere liberamente ad alcune anime privilegiate, non per proporre delle dottrine nuove, ma per dirigere la nostra condotta: <>.
Le misure giuridiche prese riguardo alle apparizioni e rivelazioni private sono restrittive.
Il concilio Lateranense V, del 1516 si pronunciò in questo modo: “Noi vogliamo che, secondo la legge consueta, le soprannominate ispirazioni siano ritenute d’ora in avanti riservate all’esame della Santa Sede, prima di essere pubblicate o predicate al popolo di Dio. Se non fosse possibile aspettare, o se qualche necessità urgente consigliasse diversamente, allora la cosa in questione sia resa nota al vescovo ordinario del luogo. Quest’ultimo, prendendo con sé tre o quattro uomini saggi e fidati, esaminerà accuratamente con loro il caso, e quando ciò sembrerà loro opportuno, potranno concedere il permesso, cosa di cui noi carichiamo le loro coscienze”.
Il Concilio di Trento sull’argomento si espresse nel seguente modo: “Nessun nuovo miracolo deve essere ammesso senza il riconoscimento e l’autorizzazione del vescovo, il quale, appena sarà informato, si consulterà con teologi e altri uomini di fede regolandosi poi secondo verità e pietà. Se occorre eliminare un abuso che pone dubbi o difficoltà, oppure se qualche problema più grave sopraggiunge in materia, il vescovo, prima di dirimere la controversia, aspetterà l’opinione del metropolita e degli altri vescovi della provincia, riuniti in concilio provinciale, in modo tale però che non sia presa nessuna decisione senza aver consultato il sommo pontefice di Roma”.
Nel XVIII secolo, Benedetto XIV definisce lo statuto delle apparizioni, ne relativizza il valore e stabilisce la funzione del magistero in questo campo in un documento che ha ancora oggi il suo valore: “Portiamo a conoscenza che l’autorizzazione data dalla Chiesa ad una rivelazione privata non è altro che il consenso accordato dopo un attento esame, affinché questa rivelazione sia conosciuta per l’edificazione e il bene dei fedeli. A queste rivelazioni, anche se approvate dalla Chiesa, non si deve accordare un assenso di fede cattolica. Occorre, secondo le regole della prudenza, dare l’assenso della fede umana - assensus fidei humanae iuxta prudentiae regulas - in quanto siffatte rivelazioni sono probabili e piamente credibili. Si può dunque rifiutare il proprio assenso a dette rivelazioni - posse aliquem assensum non prestare - e non prenderle in considerazione, purché lo si faccia con l’opportuno riserbo, per delle buone ragioni e senza sentimenti di disprezzo”. (Agenzia Fides 11/8/2004)


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