AFRICA/SUDAN - “Sui Monti Nuba è in corso una strage dimenticata” denuncia a Fides il Vescovo di El Obeid; sacerdoti e religiose non abbandonano il campo

venerdì, 10 febbraio 2012

Khartoum (Agenzia Fides) - “Sui Monti Nuba la gente sta morendo di fame e per i bombardamenti” denuncia all’Agenzia Fides Sua Ecc. Mons. Macram Max Gassis, Vescovo di El Obeid, la diocesi che si trova a cavallo tra Sudan e Sud Sudan. Nel suo territorio sono compresi pure i Monti Nuba, appartenenti al Sud Kordofan, Stato del Sudan al centro di scontri tra l’esercito di Khartoum e gli uomini dell’Esercito di Liberazione del Popolo Sudanese, settore Nord (SPLA/N). Questo movimento è legato all’SPLA, che si è battuto per l’indipendenza del Sud Sudan, ed è ora al potere nel neo Stato (indipendente dal luglio 2011).
Mons. Gassis ricorda che “la popolazione locale si sente parte del Sud Sudan, tanto è vero che usano la moneta sud-sudanese e non quella di Khartoum. I soldati dell’SPLA dei Monti Nuba si sono battuti per l’indipendenza del Sud Sudan: lo Stato di West Equatoria (ora parte del Sud Sudan) è stato liberato da loro. Il sud è quindi in debito con i combattenti dei Monti Nuba”.
Sul piano ecclesiale, Mons. Gassis sottolinea che “nessun sacerdote, religioso e religiosa, oltre al personale medico, ha lasciato il proprio posto. Sono lì a dimostrare che, come afferma Gesù, ‘non c’è amore più grande che dare la propria vita per gli amici’. Non è una cosa facile rimanere lì, sotto i continui bombardamenti e vedere i corpi maciullati dei civili, specie dei bambini” sottolinea il Vescovo.
Tra Sud Sudan e Sudan la tensione sta crescendo, al punto che si teme un conflitto aperto tra i due Stati (vedi Fides 9/2/2011). “Ma il neonato Sud Sudan non vuole la guerra” afferma Mons. Gassis. “Il problema è il Presidente Omar Bashir, che si trova in un angolo e spera di uscirne con una nuova guerra. Dopo aver perso il sud, il Presidente sudanese cerca di mantenere il controllo sulle aree del Sudan che mirano a liberarsi dal potere centrale” spiega il Vescovo. “Le forze di Khartoum - continua Mons. Gassis - sono entrate nel Nilo Azzurro ma sono circondate dai ribelli. Poi ci sono le situazioni critiche dei Monti Nuba, di Abyei e del Darfur, che si aggravano di giorno in giorno. Adesso che il sud ha chiuso il rubinetto del petrolio, il carovita inizia a farsi sentire nel nord Sudan. Gli ufficiali dell’esercito hanno inviato un memorandum al Presidente Bashir, al Ministro della Difesa ed al Capo di Stato Maggiore, nel quale si lamentano le condizioni dei militari”.
“Ci sono quindi una serie di segnali che preoccupano il Presidente, il quale cerca quindi di risolvere i problemi con nuove guerre” afferma il Vescovo di El Obeid. “L’occupazione di Abyei gli è riuscita perché si tratta di un’area pianeggiante. Ma l’occupazione dei Monti Nuba è un’altra cosa. Ci sono montagne con caverne, dove i guerriglieri locali possono nascondersi per attaccare all’improvviso i militari di Khartoum. I guerriglieri dei Monti Nuba sono inoltre disciplinati e ben armati. Questo purtroppo non impedisce che la popolazione civile soffra. Anche la Chiesa ha avuto le sue vittime, come il rappresentante della Caritas diocesana ucciso a Kadugli (capitale del sud Kordofan) 5 mesi fa, un laico che è stato fucilato dalle truppe sudanesi” conclude Mons. Gassis. (L.M.) (Agenzia Fides 10/2/2012)


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