AMERICA - 5 secoli fa il sermone di fra Antonio Montesino in difesa dei diritti degli Indios

venerdì, 23 dicembre 2011

Urubamba (Agenzia Fides) – Sono passati 500 anni dall’Avvento del 1511, quando il missionario domenicano spagnolo fra’ Antonio Montesino, pronunciò il suo storico discorso in difesa dei diritti degli Indios, nell'isola Espaniola della colonia di Santo Domingo. In quei giorni, infatti, 15 frati dell'Ordine dei Predicatori (Domenicani ) erano stati inviati dal Maestro dell'Ordine (fra Tommaso de Vio Gaetano ) sull'isola "per costruire un convento e predicare la parola di Dio".
La nota inviata dai Domenicani dell’Urubamba all’Agenzia Fides descrive in modo dettagliato la storia di quel periodo. Si legge infatti che “questi buoni religiosi, non tardarono a rendersi conto di quello che stava succedendo nella colonia: la schiavizzazione ed il massacro degli Indios. Gli Indios ai quali dovevano predicare il Vangelo morivano a causa dei maltrattamenti, della fame e delle violenze dei conquistadores cristiani. La comunità dei frati Domenicani decise così di chiudere il convento e la chiesa per sette giorni. Durante questo periodo cercarono di trovare la risposta ad un interrogativo: con quale diritto si stanno facendo queste cose contro questi poveri Indios? Questo interrogativo fu gridato a gran voce dal pulpito della loro piccola chiesa quando, nella quarta domenica di Avvento del 1511, le porte furono riaperte e la gente della colonia fu invitata ad ascoltare una predica molto importante".
Questa richiesta di giustizia colpì anche la coscienza di Bartolomeo de Las Casas, e più tardi, nell'Università di Salamanca, quel grido stimolò la grande riflessione da cui scaturì il nuovo diritto internazionale. Quel grido continuò a risuonare lungo i secoli e se ne può riconoscere una sua eco nella "Dichiarazione Universale dei diritti dell'uomo" proclamata dall'Assemblea dell'ONU nel 1948.
La comunità dei Domenicani di Urubamba rende omaggio ai 500 anni del sermone di Montesino ricordando la necessità di continuare a lavorare per il rispetto dei diritti degli indios: oggi infatti il posto dei “conquistadores” è stato preso dalle società multinazionali, che arrivano in questa zona per sfruttare le risorse naturali e calpestare i diritti degli indigeni che vi abitano. I religiosi scrivono: “Abbiamo vissuto momenti di tensione, rischio e disperazione, al vedere limitata la sicurezza, la libertà e perfino la vita delle comunità native. Noi missionari Domenicani dell’Urubamba ci uniamo a questo omaggio-ricordo dei 500 anni che dà un senso nuovo, umano e cristiano, alla cosiddetta ‘conquista’ o ‘scoperta’ dell'America. Continuiamo a gridare agli angoli della foresta del fiume dell'Amazonas, con lo stesso coraggio di Montesino: Non sono anche questi indigeni esseri umani? Non sono anch’essi figli di Dio?”. (CE) (Agenzia Fides, 23/12/2011)


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