ASIA/TURCHIA - I nodi problematici per le minoranze religiose e per i convertiti al cristianesimo

sabato, 19 novembre 2011

Istanbul (Agenzia Fides) – Nonostante le aperture del Premier Recep Tayyip Erdogan sulla restituzione delle proprietà alle chiese e alle altre comunità, restano rilevanti in Turchia i problemi che vivono le minoranze religiose. Secondo quanto riporta il giornale turco “Begun”, si tratta di questioni che hanno chiare radici storiche e sociali, nota una fonte di Fides in Turchia.
Decenni fa, esistevano nel paese aree in cui minoranze come i cristiani o gli ebrei erano la maggioranza. L'Impero Ottomano – scrive “Begun” – era stato in grado di mantenere l'equilibrio tra i gruppi religiosi, pur essendo i musulmani la comunità maggioritaria, consentendo un’autonomia culturale e religiosa per tutti i gruppi. Ma la Repubblica di Turchia, a partire dal 1923, ha mutato radicalmente questo approccio, creando “una gerarchia basata sulla politica etnica della centralizzazione”. A causa di questa ideologia, le minoranze hanno avuto molti problemi nel paese e, come è noto, molti hanno lasciato il paese, restando in condizioni di emarginazione.
“I problemi dei convertiti al cristianesimo non sono meno importanti” dice il giornale. I cittadini turchi musulmani convertiti al cristianesimo non sono nemmeno considerati “minoranze”. “Essi non possono godere degli stessi diritti e sono ignorati dallo Stato turco”. Sono sempre monitorati dalla polizia, considerati ‘traditori della patria’. Per questo, nota la fonte di Fides, le minoranze religiose auspicano una nuova Costituzione che sia più tollerante verso i convertiti al cristianesimo perché possano praticare liberamente la loro religione. Soprattutto, conclude il quotidiano “Begun”, nel rispetto della laicità che contraddistingue il sistema amministrativo e giuridico turco, di cui i politici non perdono occasione di vantarsi. (PA) (Agenzia Fides 19/11/2011)


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