ASIA/TURCHIA - Un avvocato cristiano eletto in Parlamento: nuove speranze per il paese

martedì, 14 giugno 2011

Istanbul (Agenzia Fides) – Un cristiano siriaco, l’avvocato Erol Dora, 47 anni, è stato eletto nel Parlamento turco durante le elezioni del 12 giugno e, come riferiscono fonti di Fides, ha affermato che si impegnerà “ad essere voce delle comunità cristiane in Turchia sulla scena politica, ma anche di tutta l’area del Sudest del paese”.
Dora, infatti, è stato eletto nella regione del Sudest, a Mardin, come candidato indipendente nelle file del partito “Lavoro, Democrazia e Libertà”, sostenuto dal partito curdo “Partito per la Pace e la Democrazia ” (BDP). Dora ha sottolineato che la sua elezione rappresenta un passo avanti per il paese in quanto “in passato le minoranze erano considerate straniere”. La Turchia, ha aggiunto, si sta muovendo verso un’idea in cui “si allarga il concetto di cittadinanza, in senso maggiormente inclusivo, anche ai gruppi etnici e culturali non turchi”. L’auspicio è che tutte le altre componenti minoritarie della società – siriaci, armeni, ebrei – possano impegnarsi in politica: “Sarebbe segno che i diritti sono garantiti a tutti” ha spiegato Dora, “e ciò potrebbe contribuire a migliorare la Turchia”.
“L’elezione dell’avvocato Dora è davvero un buon segnale per il paese” commenta a Fides p. Lorenzo Piretto OP, Vicario Delegato del Vicariato Apostolico di Istanbul. “Dora è noto perché, da avvocato, spesso difende i cristiani implicati in processi ed è un punto di riferimento per la difesa dei loro diritti. Vi sono altri cristiani presenti nei consigli comunali, ma un cristiano nel Parlamento nazionale non si vedeva da parecchi decenni”, rimarca.
Sulla condizione delle minoranze religiose, p. Piretto afferma: “Il governo dell’Akp, che ha vinto le elezioni, ha dato in passato buoni segni di apertura, che speriamo possano continuare e ampliarsi: il nodo fondamentale è il riconoscimento della personalità giuridica alle comunità religiose. Un esempio positivo è stato, di recente, la restituzione dell’orfanotrofio di Buyukada al Patriarcato Ecumenico di Istanbul, ma vi sono ancora molte questioni aperte. Attendiamo con fiducia che si giunga al pieno riconoscimento legale, come è configurato in Europa”. Per questo, continua il Vicario, “se la Turchia si unisse all’Unione Europea, progetto fortemente sostenuto dal governo attuale, dovrebbe adeguarsi anche per quanto riguarda il riconoscimento delle chiese come enti morali, dotati di personalità giuridica”. Oggi in Turchia occorre “allargare il concetto di libertà religiosa, che non può restare ristretto alla libertà di culto”. Ma “l’opinione pubblica sembra, in generale, ancora distante da questi problemi”. La comunità cristiana in Turchia, a un anno dall’assassinio di Mons. Luigi Padovese, conclude p. Piretto, “continua a vivere la sua esperienza, lavorando soprattutto nel dialogo fraterno, nella speranza che quell’evento tragico porti frutti spirituali e concreti, nel campo del rispetto e della stima fra credenti di religioni diverse”. (PA) (Agenzia Fides 14/6/2011)


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