AFRICA/ANGOLA - Una guerra dimenticata. “La chiesa non ha alcun interesse politico nella crisi di Cabinda, ma non può restare in silenzio di fronte al dramma della popolazione” afferma il Vicario Generale della Diocesi di Cabinda

sabato, 29 maggio 2004

Roma (Agenzia Fides)- “Dobbiamo dire che tutto lo sforzo della Chiesa deve essere inteso nella prospettiva del protagonismo profetico e non deve essere mai confuso con il protagonismo politico” ha affermato Mons. Raul Tati, Vicario Generale della Diocesi di Cabinda, nel suo intervento al seminario“Angola all’incrocio del futuro”, tenutosi il 26 e il 27 maggio a Lisbona.
Cabinda è un’enclave angolana situata a 60 km dal resto dell’Angola, collocata tra la Repubblica del Congo (Congo Brazzaville) e la Repubblica Democratica del Congo, da anni in preda a un conflitto sanguinoso, quanto sconosciuto, tra l’esercito angolano e i guerriglieri che rivendicano la separazione dell’enclave dall’Angola.
Parlando in rappresentanza della diocesi di Cabinda, Mons. Tati, ha tenuto una relazione sulla guerra in corso nell’enclave angolana e del suo impatto sulla società locale, chiarendo la posizione della Chiesa su questo dramma. Secondo Mons. Tati, la Chiesa “non sfida il potere, ma non può restare in silenzio” di fronte al dramma del popolo di Cabinda.
Secondo Mons. Tati fin dall’aprile 2002, in occasione dell’intensificazione dei combattimenti nell’enclave tra esercito angolano e guerriglia indipendentista, il Vescovo di Cabinda, Mons. Paulino Madeca, ha fatto appello “al buon senso dei politici e al dialogo perché i venti della pace soffino su Cabinda”. Secondo Mons. Tati “il governo angolano ha scelto la logica della forza come soluzione della questione”.
Il Vicario generale ha riferito anche l’esistenza “di una campagna di intossicazione psicologica” contro il clero locale condotta da alcuni media angolani, e di un recente tentativo di chiudere un’antenna di Radio Ecclesia (la radio della Conferenza Episcopale Angolana) a Cabinda, che è stato sventato grazie all’intervento di Mons. Madeca.
Al seminario sono emerse alcune voci critiche che accusavano la Chiesa di essere dalla parte dei separatisti. Mons. Tati ha risposto che la Chiesa di Cabinda non fa altro che basarsi sulla Dottrina Sociale della Chiesa e sul pensiero cristiano emerso alla luce del Concilio Vaticano II.
L’Agenzia Fides pubblica oggi, 29 maggio, una scheda su Cabinda. (L.M.) (Agenzia Fides 29/5/2004, righe 32 parole 365)


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