AFRICA/BURUNDI - Tempi troppo stretti per le elezioni entro 9 mesi: il dibattito è aperto

giovedì, 19 febbraio 2004

Bujumbura (Agenzia Fides)- “Non è possibile effettuare in 9 mesi l’enorme mole di lavoro, che ancora ci attende. La classe politica deve capire che è impossibile organizzare le elezioni, in questo lasso di tempo”. Così il ministro degli Esteri del Burundi, Therence Sinunguruza, ha manifestato alla stampa internazionale, il suo scetticismo sullo svolgimento delle elezioni nel Burundi , previste per la fine dell’anno.
“Si è aperta una fase delicata nella vita del paese”dicono all’Agenzia Fides fonti della Chiesa locale contattate a Bujumbura, capitale del Burundi. “Per il momento il dibattito è limitato all’arena politica e non si prevede un ritorno della guerriglia delle Forze per la Difesa della Democrazia (FDD) alle armi”.
L’FDD è il principale gruppo di guerriglia del Burundi,ha raggiunto un accordo di pace con il governo. L’intesa è stata firmata dal Presidente burundese Domitien Ndayizeye e dal capo delle FDD, Pierre Nkurunziza, il 16 novembre 2003 a Dar es Salaam, capitale della Tanzania, e prevede la spartizione del potere e l’integrazione dei combattenti hutu nell’esercito regolare, che è attualmente controllato dalla minoranza tutsi. Il trattato prevede la cessazione immediata delle ostilità tra l’esercito e le forze del FDD. I ribelli ottengono la vicepresidenza della Repubblica, quattro ministeri, il 40% dei posti degli ufficiali dell’esercito e il 35% di quelli della gendarmeria.
Successivamente, il 23 novembre, il Presidente Domitien Ndayizeye ha nominato quattro nuovi ministri appartenenti al FDD. Si tratta di Pierre Nkurunziza, capo del FDD, che è diventato ministro di Stato, e di Simon Nyandwi (ministro degli Interni), Onesime Nduwimana (ministro delle Comunicazioni), Salvator Ntahomenyereye (ministro dei Lavori Pubblici). Il Presidente Ndayizeye si è impegnato a consultare il capo delle FDD sulle questioni relative alla sicurezza.
Per sorvegliare il rispetto degli accordi, è in corso di dispiegamento nel paese di una forza di pace africana composto da 3mila militari provenienti da Sudafrica, Etiopia e Mozambico. Le Nazioni Unite stanno valutando di trasformare la forza di pace africana in una missione ONU. In questo modo le truppe, oltre ad un mandato più ampio, potranno accedere ai fondi dell’ONU.
Rimangono esclusi dagli accordi i guerriglieri delle Forze Nazionali di Liberazione (FNL), che continuano a compiere incursioni in alcune aree del paese.
Tra le questioni ancora da risolvere prima delle elezioni, vi sono la realizzazione di una nuova Costituzione e la promulgazione di una nuova legge elettorale, e il ritorno di 700mila profughi dall’estero. Queste persone, così come la maggior parte degli elettori delle zone rurali devono venire formati al voto, dato che dal 1993 che non si tengono elezioni in Burundi.
Dal 1993, il Burundi è sconvolto da una guerra civile che vede contrapposti l’esercito governativo, formato in gran parte da Tutsi, e diversi movimenti di guerriglia hutu. Il conflitto finora ha provocato almeno 300mila morti. Nel 2000 è stato raggiunto un primo accordo politico ad Arusha (Tanzania) per formare un governo di transizione al quale partecipano la maggior parte dei partiti politici burundesi, ma non la guerriglia. Secondo gli accordi, nei primi 18 mesi di governo il presidente è un tutsi e il vicepresidente un hutu; nei successivi 18 mesi si ha un rovesciamento con un presidente hutu mentre il vicepresidente è un tutsi. Solo gli accordi di Dar es Salaam del 2003, però, hanno aperto una reale prospettiva di pace. (L.M.) (Agenzia Fides 19/2/2004, righe 43 parole 564)


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