LA CONVERSIONE ALLA PACE, SECONDO PADRE PIO di P. Luciano Lotti OFM Cap, Direttore della rivista “Studi su Padre Pio”.

mercoledì, 2 aprile 2003

“Se la patria chiama, bisogna obbedire!”. Il giovane Padre Pio, 29 anni, dei quali gli ultimi 13 trascorsi in convento, risponde così, con queste parole miste di patriottismo e di accettazione dell’inesorabile alle preoccupazioni di Padre Agostino. Siamo nel maggio del 1915. Non c’è ancora il concordato, i sacerdoti e i religiosi fanno il militare come gli altri. Il frate più anziano di lui, preoccupato per i tanti giovani che saranno chiamati a combattere una guerra già allora molto dubbia, come ogni guerra, scrive preoccupato al fraticello di Pietrelcina.
Padre Pio, pur consapevole dei drammi della guerra, risponde con profonda retorica. Ma di lì a poco le sue parole cambieranno. Anche lui partirà per il militare. Quello che più l’affliggerà non saranno le difficoltà personali, soprattutto legate alle sue fragilissime condizioni di salute, ma la sofferenza della guerra, quella vera, quella che lui tocca con mano nell’Ospedale di Napoli, dove viene chiamato a fare il suo servizio, proprio nella Sanità, accanto a feriti di ogni specie. «Gli orrori della guerra mi affliggono – scriverà – mi stringono il capo come se me lo schiacciassero».
Padre Pio vive la guerra di chi è dall’altra parte: non quella delle strategie, degli scacchieri internazionali e dei mass media, ma quella delle vittime che sono tali sempre e dovunque, su qualsiasi fronte: quella degli orfani, delle vedove e degli invalidi. Padre Pio vede la guerra dalla parte di chi la subisce veramente.
E’ per loro che oggi invochiamo la pace. E’ per loro che il Papa ha gridato ancora una volta: «Pace!». Non per una scelta di campo a favore di uno contro un altro, come tanti, anche tra i cattolici, hanno frainteso. Il Papa continua a gridare «pace», nonostante una guerra che non ha potuto fermare, perché è dalla parte di chi la subisce veramente.
Di fronte all’inesorabile, ad una guerra che non si arrestava nemmeno dopo tre anni, Padre Pio, nel giugno del 1918, tenta la carta estrema e si offre vittima per la fine della Guerra mondiale. Quella pace che gli uomini non sanno guardare in faccia, Padre Pio vuole ottenerla come dono dal cielo.
E’ questo il senso profondo della Pasqua: celebrare di nuovo, nella nostra vita, l’offerta che Cristo fa della sua vita al Padre, per la salvezza del mondo. In Cristo celebriamo una pace non di compromessi, ma di tanti cuori riconciliati con Dio, che sentono di appartenergli, che “ospitano” nella pienezza il suo Regno. P. Luciano Lotti
(Agenzia Fides 2/4/2003 - Righe 27; Parole 405)


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