AMERICA/ARGENTINA - I Vescovi argentini definiscono la legge di sterilizzazione come “una forma di discriminazione verso i più poveri, dato che la sterilizzazione non risolve la povertà, limitandosi ad ostacolare le nuove nascite”

venerdì, 30 giugno 2006

Buenos Aires (Agenzia Fides) - La Conferenza Episcopale Argentina, in seguito alla possibilità che la Camera dei Deputati approvi il disegno di legge per sterilizzare in maniera gratuita, nei centri di salute pubblica, i settori più indigenti della società, ha pubblicato un comunicato per "precisare con chiarezza il pensiero della Chiesa su un tema che provoca un danno irreparabile, poiché si tratta di una vera mutilazione, irreversibile, per la gente provvista di poche risorse".
I Vescovi affermano che queste mutilazioni, realizzate su un organo sano, “non sono terapeutiche e la loro legalizzazione costituisce una violazione al diritto umano all'integrità corporale, cadendo così in un'insuperabile incostituzionalità".
“Si dice che questo progetto cerca di rispondere alle supposte necessità dei settori più bisognosi" continua il comunicato, tuttavia, la realtà è molto diversa. Piuttosto si tratta di "una forma di discriminazione verso i più poveri, dato che la sterilizzazione non risolve la povertà, limitandosi ad ostacolare nuove nascite". "I problemi socioeconomici richiedono soluzioni economiche e sociali, non di natura medica" affermano i Vescovi.
"La responsabilità sociale del legislatore davanti a questa decisione è molto grande, perché ci troviamo di fronte ad una legge con effetti permanenti e duraturi". I Vescovi concludono con un appello a tutti i cittadini affinché cerchino "soluzioni non mutilatrici ma strade di solidarietà e di promozione umana, che siano strumenti utili per lavorare per il bene comune e lo sviluppo delle persone e delle famiglie, rispettando la dignità e l’integrità dell'essere umano". (RG) (Agenzia Fides 30/6/2006, righe 19, parole 250)


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