AFRICA/BURUNDI - “Meglio un accordo parziale che nessun accordo” sottolineano fonti della Chiesa del Burundi dopo le intese tra il governo e i ribelli

lunedì, 19 giugno 2006

Bujumbura (Agenzia Fides)- “Un accordo a metà è meglio di una mancanza di accordo” dicono fonti della Chiesa locale da Bujumbura, capitale del Burundi, dove permane una certa delusione per le intese parziali firmate domenica 18 giugno a Dar es Salaam (Tanzania) tra il governo burundese e i ribelli del FNL (Forze Nazionali di Liberazione). La firma dell’accordo di cessate il fuoco era stata annunciata con enfasi sabato 17 giugno (vedi Fides 17 giugno 2006) ma sono sorte difficoltà all’ultimo minuto che hanno portato al rinvio della firma al giorno successivo.
“Non solo vi è stato un ritardo ma le intese raggiunte ieri prevedono solo una sospensione delle ostilità in attesa di un cessate il fuoco definitivo che dovrà essere raggiunto entro due settimane” affermano le nostre fonti. “Il disappunto da parte del governo per queste intese è sottolineato dal fatto che non è stato il Presidente del Burundi Pierre Nkurunziza a firmarle ma il ministro dell’Interno, che era il capo della delegazione governativa” sottolineano le nostre fonti.
Il Presidente Nkurunziza infatti si è detto “soddisfatto a metà, perché il governo era sicuro di firmare un accordo di cessate il fuoco. Il Presidente non pensava di ritornare in patria con un accordo di principio”, ha dichiarato una portavoce presidenziale dopo il ritorno, di Nkurunziza a Bujumbura. Il documento siglato ieri, si intitola “Accordi di principio di Dar es Salaam in vista della realizzazione della pace, della sicurezza e della stabilità in Burundi”.
“Le parti convengono di cessare le ostilità e si impegnano ad avviare discussioni serie al fine di giungere a un cessate il fuoco integrale nel termine di due settimane”, afferma il testo. Esso prevede inoltre che, “dopo una separazione effettiva tra la branca politica e la branca militare, il partito Palipe hutu-FNL (partito di liberazione del popolo hutu) potrà chiedere di essere accettato come partito politico, conformemente alla legge”. Dopo l'entrata in vigore effettiva del cessate il fuoco, ''sarà avviato un processo di liberazione dei prigionieri politici e dei prigionieri di guerra”, aggiunge l'accordo.
Secondo la portavoce della presidenza, il principale punto di dissenso tra governo e ribelli resta quello dell'esercito. ''Le FNL vogliono una rifondazione dell'esercito, ma il governo è categorico: ci sono accordi firmati e una riforma che è stata fatta conformemente a tali accordi. Le FNL devono adeguarsi”.
Il governo e l’altro movimento di guerriglia hutu, le Forze per la Difesa della Democrazia (FDD), avevano già raggiunto un accordo che prevede tra l’altro, la creazione del nuovo esercito burundese. In base alle intese di Pretoria (Sudafrica) dell’ottobre 2003, il 40% dei posti degli ufficiali dell’esercito e il 35% di quelli della gendarmeria sono assegnati ai membri delle FDD.
“Nonostante le difficoltà, bisogna sottolineare l’elemento positivo, che un primo accordo è stato raggiunto con il FNL, considerato un movimento caratterizzato finora da una posizione intransigente. Speriamo che sia l’avvio per la pace definitiva in Burundi” (L.M.) (Agenzia Fides 19/6/2006 righe 40 parole 505)


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