AFRICA - Epidemie di colera in Angola, con 43.000 infetti e 1.600 morti da Febbraio, e in Darfur, con gli ultimi 56 casi e un decesso

lunedì, 19 giugno 2006

Luanda (Agenzia Fides) - L’acqua inquinata da rifiuti, gli oleodotti, le discariche, sono la causa principale della diffusione dell’epidemia di colera che ha colpito gli abitanti delle periferie di Luanda. La più seria dell’ultimo decennio, con circa 43 mila angolani contagiati e oltre 1.600 morti dall’inizio di febbraio.
Solo circa la metà degli abitanti hanno i servizi igienici adiacenti alle abitazioni, solo un abitante su sei dispone dell’acqua corrente, e per molti di loro, proviene da un serbatoio comune. La maggior parte dei villaggi non dispongono di sistemi di drenaggio. Si stima che ci vorrebbero 22 mila camion solo per eliminare i rifiuti.
Nessuno sa esattamente come mai questa epidemia di colera sia ricomparsa così ferocemente dopo tanto tempo in Angola. Gli epidemiologi sostengono che la lunga assenza della malattia abbia peggiorato la situazione in quanto la popolazione non ha sviluppato gli anticorpi necessari per immunizzarsi. La prima ad essere colpita è stata Boa Vista, una bidonville a pochi minuti dal centro di Luanda di fronte alle condotte di olio. Nonostante le accortezze degli abitanti nel lavare i cibi, le case sono troppo vicine agli stabilimenti.
Da Boa Vista, l’epidemia si è spostata in ogni angolo di Luanda colpendo tutte le 18 province meno quattro.
Purtroppo l’Angola non è il solo paese a subire questa piaga, infatti, un’altra epidemia in Sudan è arrivata fino al Darfur creando una grave minaccia per i 2,5 milioni di sfollati in fuga dalla guerra civile che vivono nei campi profughi in condizioni terribili. L’epidemia, iniziata nel sud del Sudan a fine gennaio, ha ucciso almeno 516 persone. L’Organizzazione mondiale della sanità a Nyala (Sud Darfur) ha confermato 56 casi nella regione occidentale, oltre ad un decesso. (AP) (19/6/2006 Agenzia Fides; Righe:26; Parole:306)


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