ASIA/INDIA - "La professione medica non è più dedicata a tutelare la vita, e la cultura della morte lascia intendere che uccidere vite umane sia una soluzione accettabile per i problemi dell’uomo”: monito dell’Arcivescovo di Bangalore

sabato, 3 giugno 2006

Roma (Agenzia Fides) - “Ci sono nuove sfide che minacciano la vita umana oggi. Crimini come l’aborto e l’eutanasia sono protetti dalla legge e difesi come nuovi diritti,” ha lamentato l’Arcivescovo Bernard Moras, Presidente della Commissione Sanitaria della Conferenza episcopale indiana.
Nel suo messaggio di apertura all’incontro organizzato a Bangalore dall’Associazione “Respect for Life India Movement” (RFLI), l’Arcivescovo ha detto che la professione medica non è più dedicata a proteggere la vita ed a promuovere la salute, mentre la cultura della morte che sta prendendo piede lascia intendere che uccidere vite umane sia una soluzione accettabile per i problemi dell’uomo.
Mons. Moras ha inoltre sottolineato il fatto che “la sacralità della vita implica la sua inviolabilità”, e ha citato il quinto Comandamento, Non uccidere, che proibisce l’omicidio. La tradizione della Chiesa ha costantemente ribadito il valore assoluto e incontestabile di questo Comandamento, cercando di promuoverlo attraverso l’educazione, in particolare la formazione delle coscienze. “E’ necessario ristabilire il rapporto tra vita e libertà, libertà e verità”, ha detto l’Arcivescovo. “L’enciclica Evangelium Vitae di Papa Giovanni Paolo II costituisce la Magna Charta del movimento a favore della vita, contiene i temi principali sostenuti dalla Chiesa Cattolica riguardo ad essa”.
L’obiettivo di RFLI è promuovere, proteggere ed incoraggiare la vita umana a tutti i livelli e agire contro tutto ciò che cerchi di ledere la dignità umana. (AP) (3/6/2006 Agenzia Fides; Righe:25; Parole:277)


Condividi: