ASIA/SRI LANKA - Una Commissione parlamentare studierà le implicazioni della Legge anti-conversioni

giovedì, 18 maggio 2006

Colombo (Agenzia Fides) - E’ stata istituita in Sri Lanka una speciale Commissione Parlamentare per analizzare le proposte sull’adozione di una Legge anti-conversioni. La Commissione, presieduta dal presidente Mahinda Rajapakse, sarà composta da 14 parlamentari di diverse religioni, fra i quali: 4 buddisti, 5 cattolici, 4 indù, 1 musulmano. Avrà il compito di esaminare in modo approfondito i due disegni di legge in materia di conversioni, che sono in Parlamento ed aspettano di essere votati, valutandone la coerenza interna, la rispondenza ai principi sanciti nella Costituzione e ai diritti fondamentali di ogni uomo.
La Chiesa cattolica e le minoranze religiose hanno accolto con favore la decisione del presidente di formare la Commissione, dato che da tempo avevano inoltrato una proposta in tal senso. In particolare le comunità religiose proponevano l’istituzione di una Commissione mista ad hoc, con rappresentanti civili e religiosi.
Ad attendere l'esame del Parlamento vi sono oggi due disegni di legge: il “Bill on Prohibition of Forcible Conversion” e l’ “Act for the Protection of Religious Freedom”.
Il “Bill on Prohibition of Forcible Conversion”, proposto dal Jathika Hela Urumaya (JHU), partito composto da monaci buddisti, è un documento presentato nel 2004. Prevede che ogni individuo debba informare della sua conversione le autorità locali entro un periodo stabilito e che “nessuno convertirà o cercherà di convertire persone da una religione all’altra con la forza o con mezzi fraudolenti”. Per chi infrange la legge la pena può arrivare fino a 7 anni di prigione e a una multa di 500 mila rupie (oltre 5.000 dollari).
Il secondo, l’’“Act for the Protection of Religious Freedom”, mira a vietare ogni tipo di conversione. La pena prevista è di 7 anni di detenzione e un’ingente multa. La legge, inoltre, istituisce un sistema giudiziario indipendente controllato da monaci buddisti, il “Sanghadhikarana” (Corte buddista) che dovrebbe giudicare le cause avanzate dagli abitanti dei villaggi senza far riferimento a polizia o a tribunali statali.
I Vescovi ribadiscono di essere anch’essi fortemente contrari alle “conversioni non etiche”, condannano i mezzi fraudolenti o quanti fanno proselitismo con l’inganno o il denaro. D’altro canto, ricordano che la conversione autentica riguarda il rapporto fra l’uomo e Dio e che nessuna legge può intaccare la suprema libertà di coscienza.
Approvare una legge che vieta le conversioni, secondo i Vescovi, non risolverà il problema: “Al contrario, essa creerà difficoltà: oltre alle serie violazioni della libertà religiosa, aprirà la strada per l’oppressione delle religioni minori nel paese”.
Gli episodi degli ultimi giorni hanno confermato le preoccupazioni esistenti: in meno di un mese in Sri Lanka tre chiese cristiane sono state attaccate da gruppi fondamentalisti buddisti. Non si potranno costruire armonia e pace nel paese, sviluppo e benessere, e una reale democrazia - sottolinea la Chiesa srilankese- se non si garantisce a ogni persona piena liberta di coscienza e di religione. (Agenzia Fides 18/5/2006 righe: 36 Parole: 389)


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