ASIA/SRI LANKA - Continua l’escalation di violenza, gli operatori umanitari lasciano il paese

martedì, 16 maggio 2006

Colombo (Agenzia Fides) - I timori espressi nelle settimane scorse si stanno trasformando in realtà: molte organizzazioni non governative internazionali stanno chiudendo i progetti di ricostruzione post-tsunami, lasciando lo Sri Lanka. La difficile situazione di violenza attualmente in corso non garantisce la sicurezza degli operatori. Come denunciato dalla Chiesa locale, dalla Caritas Internationalis (che aveva definito la guerra “un secondo tsunami”) e da numerose organizzazioni non governative, l’escalation di violenze incide pesantemente sui lavori di ricostruzione
Numerosi operatori hanno dovuto lasciare l’area Nord-Est del paese, centro degli scontri. Alcuni progetti nell’area procedono grazie alla rete di collaboratori locali, ma molti risentiranno dell’assenza dei coordinatori e degli operatori umanitari stranieri.
La popolazione intanto “si sente quasi spettatrice di una tragedia che nessuno vuole e alla quale, però, non ci si può opporre”, notano alcuni operatori del Volontariato Internazionale per lo Sviluppo (Vis), mentre gli osservatori parlano già di “conflitto civile a bassa intensità”.
Soprattutto nel Nordest dell’isola numerose famiglie hanno abbandonato le proprie abitazioni e c’è grande incertezza per il futuro. Nel resto del paese - anche se il rischio di una nuova ondata di ostilità si percepisce in misura minore - molte aree sono fortemente militarizzate. “Quel sentimento di appartenenza comune del popolo srilankese, affiorato dopo lo tsunami, sembra sparito. Anzi, il maremoto sembra ormai dimenticato, così come le speranze di concordia. Il nuovo presidente non trova la strada del dialogo, le pressioni della comunità internazionale non hanno portato a grandi risultati”, nota il Vis che un mese fa a Kallampathai, 40 chilometri da Trincomalee, ha consegnato 86 nuove abitazioni agli sfollati dello tsunami.
Intanto nell’ultimo fine-settimana le vittime del conflitto sono state almeno 19 e “il cessate-il-fuoco siglato nel 2002 resta ormai lettera morta”, come affermano fonti della Chiesa locale, notando che nell’ultimo mese il conteggio delle vittime tocca quota 200. (Agenzia Fides 15/5/2006 righe 26 parole 287)


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