AFRICA/RWANDA - GIOVANI CONGOLESI RIFUGIATI IN RWANDA: UN PROGETTO PER CONTINUARE GLI STUDI SUPERIORI E METTERSI AL SERVIZIO DEGLI ALTRI PROFUGHI

giovedì, 10 aprile 2003

Kigali (Agenzia Fides) – Tra le disastrose conseguenze che ogni conflitto porta con sè, viene spesso sottovalutato l’aspetto dell’educazione e dell’istruzione dei giovani: le interruzioni traumatiche oltre ad incidere sui regolari cicli scolastici, hanno una ricaduta anche sulla formazione delle future classi dirigenti dei Paesi in conflitto. Un gruppo di giovani congolesi ha sperimentato questa situazione di sofferenza: costretti nel 1997 ad abbandonare il loro Paese per la guerra, hanno cercato rifugio in Rwanda. Alcuni di loro avevano completato il ciclo di istruzione secondaria nella Repubblica Democratica del Congo, mentre altri frequentavano scuole di istruzione superiore. Quando sono arrivati in Rwanda, hanno perso l'opportunità di proseguire i loro studi per la mancanza di un sostegno finanziario. Per rimediare a questa situazione, il Jesuit Refugee Service (JRS) ha avviato fin dall' ottobre 1999 un progetto di borse di studio che attualmente assiste 18 giovani rifugiati.
Come riferisce Michael Muhirwa, Coordinatore del progetto, le borse sono conosciute come DAFI, che è un fondo assicurato annualmente all'ACNUR dal Ministero degli Esteri tedesco. Scopo di questo fondo è aiutare i rifugiati bisognosi che siano qualificati per ricevere un'educazione universitaria nel loro paese di asilo. L'attività del JRS prevede visite regolari agli studenti, la supervisione dei loro studi, la predisposizione di rapporti per l'ACNUR sui risultati scolastici, l'organizzazione di workshop in collaborazione con l' ACNUR. Il 12 aprile è in programma un workshop sui “diritti e doveri dei rifugiati”. Gli studenti desiderano infatti conoscere il più possibile ciò che concerne il loro status legale, oltre ad avere una informazione approfondita sul problema dei rifugiati nel mondo. Il workshop sarà organizzato dal Dipartimento Protezione dell' ACNUR a Kigali. Gli studenti rifugiati che hanno completato gli studi dovrebbero poi tornare nei campi per aiutare i loro fratelli e sorelle. (S.L.) (Agenzia Fides 10/4/2003; Righe 22 - Parole 296)


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