VATICANO - Papa Benedetto XVI apre i riti della Settimana Santa: “La Domenica delle Palme ci dice che il vero grande "Sì" è proprio la Croce, che proprio la Croce è il vero albero della vita. Non troviamo la vita impadronendoci di essa, ma donandola. L'amore è un donare se stessi, e per questo è la via della vita vera simboleggiata dalla Croce”

lunedì, 10 aprile 2006

Città del Vaticano (Agenzia Fides) - “Deus caritas est (1 Gv 4,8.16), Dio è amore. Su questa solida roccia poggia tutta intera la fede della Chiesa. In particolare, si basa su di essa la paziente ricerca della piena comunione tra tutti i discepoli di Cristo: fissando lo sguardo su questa verità, culmine della divina rivelazione, le divisioni, pur mantenendo la loro dolorosa gravità, appaiono superabili e non ci scoraggiano”. E’ quanto ha affermato il Santo Padre Benedetto XVI al termine della Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani, mercoledì 25 gennaio. Nel giorno in cui la Chiesa celebra la festa della Conversione dell’Apostolo Paolo e la conclusione della Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani, il Santo Padre si è recato nella Patriarcale Basilica di San Paolo fuori le Mura dove ha presieduto la Celebrazione dei Secondi Vespri, cui hanno partecipato Rappresentanti delle altre Chiese e Comunità ecclesiali presenti a Roma.
“Al tema dell’amore ho voluto dedicare la mia prima Enciclica - ha ricordato il Papa durante l’omelia -, che proprio oggi è stata pubblicata e questa felice coincidenza con la conclusione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani ci invita a considerare questo nostro incontro, ma, ben più in là, tutto il cammino ecumenico nella luce dell’amore di Dio, dell’Amore che è Dio... L’amore vero non annulla le legittime differenze, ma le armonizza in una superiore unità, che non viene imposta dall’esterno, ma che dall’interno dà forma, per così dire, all’insieme. E’ il mistero della comunione, che come unisce l’uomo e la donna in quella comunità d’amore e di vita che è il matrimonio, così forma la Chiesa quale comunità d’amore, componendo in unità una multiforme ricchezza di doni, di tradizioni. Al servizio di tale unità d’amore è posta la Chiesa di Roma che, secondo l’espressione di sant’Ignazio di Antiochia, ‘presiede alla carità’ ”.
Commentando le letture proclamate, il Santo Padre ha sottolineato come il tema dell’amore leghi in profondità le due brevi letture bibliche: “Nella prima, la carità divina è la forza che trasforma la vita di Saulo di Tarso e ne fa l’Apostolo delle genti… Nel brano evangelico di Matteo l’amore opera come principio che unisce i cristiani e fa sì che la loro preghiera unanime venga esaudita dal Padre celeste… L’accordo nella preghiera risulta dunque importante ai fini del suo accoglimento da parte del Padre celeste. Il chiedere insieme segna già un passo verso l’unità tra coloro che chiedono. Ciò non significa certamente che la risposta di Dio venga in qualche modo determinata dalla nostra domanda. Lo sappiamo bene: l’auspicato compimento dell’unità dipende in primo luogo dalla volontà di Dio, il cui disegno e la cui generosità superano la comprensione dell’uomo e le sue stesse richieste ed attese.”
Al termine dell’omelia, il Santo Padre ha detto di provare “un’immensa gioia nel vedere una così nutrita ed orante assemblea, che implora in modo "sinfonico" il dono dell’unità”, ed ha rivolto un particolare saluto ai fratelli delle altre Chiese e Comunità ecclesiali, ed ai delegati di Chiese, Conferenze Episcopali, Comunità cristiane ed organismi ecumenici che hanno avviato la preparazione della Terza Assemblea Ecumenica Europea, in programma a Sìbiu, in Romania, nel settembre del 2007. “Sì, cari fratelli e sorelle, noi cristiani abbiamo il compito di essere, in Europa e tra tutti i popoli, "luce del mondo" - ha esortato il Papa -. Voglia Iddio concederci di raggiungere presto l’auspicata piena comunione. La ricomposizione della nostra unità darà maggiore efficacia all’evangelizzazione. L’unità è la nostra comune missione; è la condizione perché la luce di Cristo si diffonda più efficacemente in ogni angolo del mondo e gli uomini si convertano e siano salvati” A conclusione dell’omelia Papa Benedetto XVI ha invitato a “non perdere la fiducia” guardando la lunga strada che ci attende, “anzi con più lena riprendiamo il cammino insieme. Cristo ci precede e ci accompagna.” (S.L.) (Agenzia Fides 26/1/2006 - righe 43, parole 641)


Condividi: