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Kampala (Agenzia Fides) – “Fermare la guerra è una richiesta, oltre che una necessità, dell’intera popolazione sudanese”. E’ questo l’obiettivo di un gruppo di giovani sudanesi che hanno lanciato, a Kampala in Uganda, la campagna "Voci di Pace".
Inaugurata sabato 14 giugno da Sa'ad Mohamed, Direttore Esecutivo dell'African Centre for Justice and Peace Studies (ACJPS), “Voices of Peace” mira a coinvolgere i giovani sudanesi nella costruzione di un processo di pace sostenibile.
“Attraverso questa campagna, intendiamo costruire un processo di pace completo, che metta al centro i giovani, beneficiando del potere e dell'influenza dei social media nel plasmare l'opinione pubblica" ha dichiarato uno dei giovani sudanesi presenti. L’obiettivo è sfruttare i social media e le arti tradizionali per promuovere la riconciliazione e porre fine al conflitto in corso nella loro patria dilaniata da una cruenta guerra civile (vedi Agenzia Fides 17/4/2023).
Secondo gli organizzatori, l'iniziativa utilizzerà i media digitali e le arti tradizionali, incluso il ruolo delle ‘Hakamat’ (cantanti e cantastorie tradizionali femminili) per diffondere messaggi di pace e coesistenza, monitorando e documentando al contempo le violazioni dei diritti umani in tutto il Sudan.
Nella nota pervenuta all’Agenzia Fides si legge anche che i gruppi civili e politici sudanesi vantano una vasta esperienza nell'utilizzo dei media digitali e dei social network, che hanno svolto un ruolo fondamentale nella mobilitazione della Rivoluzione sudanese da dicembre 2018 ad aprile 2019. Di fronte alla repressione mediatica, piattaforme di social media come Facebook, Twitter e WhatsApp sono diventate cruciali per organizzare proteste e coordinare le azioni. La rivolta ha di fatto infranto il blocco mediatico ufficiale, trasformando i social media in uno strumento di comunicazione popolare e unificando gli slogan rivoluzionari. Gli attivisti sudanesi hanno ottenuto il sostegno internazionale, in particolare su Twitter, trasformandolo in uno spazio di solidarietà globale. Le piattaforme digitali sono diventate anche un mezzo vitale per i giovani per discutere di costruzione dello Stato, giustizia di transizione e diritti umani, promuovendo una cultura di resistenza digitale.
Asjad Bahaa, fondatrice e partecipante alla campagna, ha affermato che "Voices of Peace" è la seconda fase di un progetto dell'ACJPS, iniziato ad aprile e incentrato sulla documentazione delle sparizioni forzate. Ha spiegato che la campagna formerà i giovani come osservatori e documentatori delle violazioni dei diritti umani, affrontando l'esodo di molti attivisti a causa delle minacce alla sicurezza.
I giovani sono "il carburante della guerra e della pace" spesso facilmente reclutabili dai gruppi armati, ha sottolineato un attivista della campagna. "Stiamo cercando di invertire questa tendenza formando i giovani a essere promotori della pace", ha affermato.
La campagna viene lanciata mentre il conflitto tra l'esercito e le Forze di Supporto Rapido entra nel suo terzo anno, con un'escalation di violenza e pochi segnali di una soluzione politica. Le condizioni umanitarie continuano a peggiorare e le violazioni dei diritti civili sono diffuse.
A valorizzare il potenziale delle arti e dei media nella costruzione della pace valgono inoltre gli esempi di altri paesi. Tra questi il Ruanda che, dopo il genocidio del 1994, ha utilizzato arti tradizionali, teatro comunitario e trasmissioni radiofoniche per promuovere amore, riconciliazione e perdono. O la Sierra Leone dove, dopo la guerra civile del 2002, gruppi musicali giovanili itineranti hanno utilizzato la musica tradizionale per reintegrare i bambini soldato e promuovere la tolleranza. In Colombia le campagne mediatiche che incorporavano arti e musica tradizionali hanno incoraggiato decine di combattenti a disarmarsi e a reintegrarsi nella società. In Niger il ruolo delle "Hakamat" nella costruzione della pace è stato rafforzato attraverso i canti popolari per trasmettere informalmente messaggi che esortavano a porre fine alla violenza e a promuovere la convivenza nelle comunità pastorali.
(AP) (Agenzia Fides 20/6/2025)