AFRICA/SUDAN - La priorità della Chiesa nel sud Sudan è la riconciliazione degli animi

giovedì, 22 settembre 2005

Khartoum (Agenzia Fides)- “Vedo tanti progetti per la costruzione di infrastrutture ma quasi nessuno pensa a ricostruire la società civile” dice un missionario con 20 anni di esperienza in Sud Sudan dopo la formazione del nuovo governo sudanese. “Solo noi missionari ci preoccupiamo di far superare l’odio accumulato in più di 20 anni di guerra civile, e di operare per riconciliare le persone. È un lavoro lungo, ma la Chiesa era presente durante la guerra civile e continuerà a svolgere la sua missione ora che è giunta la pace”.
“Vedo tanto fervore da parte delle Agenzie dell’ONU e di diverse Organizzazioni Non Governative: progettano strade, scuole, ecc..” prosegue il missionario. “Tutto bene, ma mi chiedo se questi progetti riusciranno in breve tempo a risolvere quelle che sono le vere emergenze della popolazione sudanese. La gente muore ancora di malaria e i raccolti sono sempre condizionati dai capricci del tempo: se non piove addio raccolto e la gente rischia di morire di fame”.
Il 20 settembre è stato formato il primo governo di unità nazionale del Sudan, al termine di settimane di difficili discussioni. La formazione del governo costituisce una tappa importante nell'applicazione dell'accordo di pace firmato il 9 gennaio 2005 tra il regime di Khartoum e gli ex ribelli del sud del Movimento popolare di liberazione del Sudan (SPLM). L’esecutivo comprende 29 ministri e 33 viceministri, oltre a 12 consiglieri presidenziali con rango di ministro. Ne fanno parte cinque donne (due ministri, due viceministri e un consigliere presidenziale). In base all'accordo di pace, tale governo interinale resterà in carica fino alle elezioni legislative, che dovrebbero essere convocate entro quattro anni. Nel luglio scorso è cominciato un periodo di sei anni di regime transitorio, al termine del quale si svolgerà un referendum sull’autodeterminazione nel sud del Sudan, dove si è insediata un’amministrazione regionale con ampi poteri, che in caso di esito positivo del referendum sull’autodeterminazione, diventerebbe l’embrione del governo dello Stato indipendente del sud Sudan.
“Vedremo come procederanno gli accordi transitori e come si svolgerà il referendum per decidere se le regione dei monti Nuba, di Abiye e del Nilo Azzurro faranno parte del nord Sudan (e quindi amministrate direttamente da Khartoum) oppure del sud Sudan” dice il missionario. Il referendum sul futuro di queste regioni potrebbe tenersi tra 6 mesi. “In ogni caso adesso dovremmo rapportarci con la nuova amministrazione insediata nel sud Sudan” aggiunge il missionario. “È un processo da definire perché non si sa nemmeno se la capitale sud- sudanese sarà Juba o Rumbek. E non si tratta di una scelta neutra, perché potrebbe condizionare il flusso degli aiuti e delle rendite statali, favorendo alcune zone a scapito delle altre. Il sud Sudan è immenso e si spera che non ci si creino discriminazioni tra le diverse regioni”. (L.M.) (Agenzia Fides 22/9/2005 righe 37 parole 482)


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