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Seoul (Agenzia Fides) – “Il 2023 segna il 70° anniversario della firma dell'armistizio della guerra di Corea (1950-1953). La guerra, che ha causato la perdita di milioni di vite umane, deve ancora finire ufficialmente. Questo confronto incompiuto è ancora la causa principale della attuale minaccia alla pace. Pertanto, nella Giornata di preghiera per la riconciliazione e l'unità nazionale, non possiamo fare a meno di riflettere più profondamente sulla nostra chiamata alla pace”. Così recita il messaggio congiunto diffuso dal “Comitato di riconciliazione nazionale” e dalla Commissione "Giustizia e pace" dei Vescovi coreani, in vista della "Giornata di preghiera per la riconciliazione e l'unità nazionale" che la Chiesa in Corea del Sud celebra il 25 giugno 2023, con un cammino di preparazione in cui i fedeli cattolici su tutto il territorio nazionale vivranno una novena di preghiera, dal 17 al 25 giugno (vedi Fides 25/5/2023).
Nella dichiarazione diramata da due organismi episcopali, si osserva con preoccupazione: "Il conflitto tra le due Coree non è nuovo perché la guerra non si è conclusa correttamente; ma in questi giorni ci troviamo di nuovo di fronte a una grave crisi. Questo accade perché sta guadagnando terreno l'argomento secondo cui solo la forza può mantenere la pace. I test di lancio missilistico della Corea del Nord continuano e anche le esercitazioni militari della Corea del Sud e degli Stati Uniti, in risposta, sono formidabili. Il dialogo per una soluzione pacifica è cessato da tempo, mentre continua il circolo vizioso delle proteste armate, una via senza uscita. Inoltre, a causa dell'interruzione delle comunicazioni tra le due Coree, vi sono forti preoccupazioni per conflitti armati accidentali. Gli esperti stanno persino citando la minaccia di guerra, temendo l'aumento delle tensioni militari nella penisola coreana".
Secondo le due Commissioni, il "Decreto sulla politica delle forze armate nucleari", adottato dalle autorità nordcoreane nel settembre dello scorso anno, è una sorta di indicatore che consente di misurare l'entità della crisi militare. La nuova legge, si ricorda, stabilisce che "un attacco preventivo nucleare può essere effettuato se un attacco nemico è giudicato imminente e se è ritenuto inevitabile per motivi operativi". "In risposta a questo decreto, il governo Sudcoreano ha spinto per una più forte 'deterrenza estesa' da parte degli Stati Uniti, e la recente Dichiarazione di Washington, diffusa dai leader degli Stati Uniti e della Corea del Sud, è valutata come una chiara promessa degli Stati Uniti per garantire la sicurezza della Corea del Sud", continua il testo.
Segnalando il rischio di una escalation, il messaggio nota: "La promessa del presidente degli Stati Uniti di 'rispondere con armi nucleari statunitensi in caso di attacco nucleare nordcoreano' alimenta ulteriormente la nostra ansia. Questo perché, una volta utilizzate le armi nucleari, non si può tornare indietro e la Corea del Nord dichiara che svilupperà armi nucleari e missili più potenti, mentre protesta contro la Dichiarazione di Washington del vertice Corea-USA. Il confronto del potere si sta intensificando di giorno in giorno".
Infatti - rileva la dichiarazione - per prevenire la guerra e ridurre le tensioni militari, occorre riprendere un dialogo serio e consapevole: "Anche se è un viaggio lungo e faticoso, non possiamo rinunciare ai nostri sforzi per la pace nella penisola coreana. Dio infatti 'ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ci ha affidato il ministero della riconciliazione' (2 Cor 5,18). Pertanto, noi credenti, con l'esempio dato da Cristo, crediamo che lo sforzo di perdonare e riconciliare sia più importante di ogni altra cosa, e siamo fiduciosi che la vera pace possa essere raggiunta attraverso la fiducia e il perdono reciproco. Gli incontri, il dialogo e gli sforzi per comprendersi sono la strada giusta per la pace: non lo sono le armi ad alta tecnologia o la potenza militare".
La Chiesa coreana ricorda che il 27 luglio, in occasione del 70° anniversario dell'Accordo di armistizio, si terrà una messa speciale nella cattedrale di Myeongdong, sede dell'Arcidiocesi di Seoul, per pregare per la pace. In questa messa, organizzata proprio dal Comitato di riconciliazione nazionale e dalla Commissione "Giustizia e pace" della Conferenza episcopale, la comunità cattolica in Corea pregherà intensamente "affinché possa iniziare un vero dialogo per la pace nella penisola coreana. Il Signore, che ha vinto la morte ed è risorto, ci ha promesso la vera pace. Uniamo tutti le mani e preghiamo affinché possiamo godere di quella pace".
(PA) (Agenzia Fides 8/6/2023)
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