VATICANO - Papa Francesco: il “protagonista” della missione è lo Spirito Santo. Per questo bisogna invocarlo

mercoledì, 22 febbraio 2023 papa francesco   missione   evangelizzazione  

Giotto, Pentecoste (Padova, Cappella degli Scrovegni)

Roma (Agenzia Fides) - Nella Chiesa «tutto va conformato alle esigenze dell’annuncio del Vangelo; non alle opinioni dei conservatori o dei progressisti, ma al fatto che Gesù raggiunga la vita della gente». E questo può avvenire facilmente quando si si è attirati e si segue con docilità l’operare dello Spirito Santo, che «precede i missionari e prepara i cuori». Perché «il protagonista» dell’annuncio cristiano non è la Chiesa, non sono gli Apostoli, «non è Pietro, Paolo, Stefano o Filippo, ma lo Spirito Santo». E lo Spirito Santo, e non le strategie degli uomini, il «motore dell’evangelizzazione». Per questo la Chiesa deve incessantemente invocare e pregare lo Spirito Santo.
Con questi e altri accenni semplici e carichi di suggestione Papa Francesco ha ancora una volta suggerito quale è la sorgente e lo scopo della missione della Chiesa, e l’agire che le conviene. Lo ha fatto nel corso dell’Udienza generale di oggi, 22 febbraio, Mercoledì delle Ceneri, proseguendo il ciclo di catechesi dedicate alla passione di evangelizzare e allo zelo apostolico.
Riprendendo parole care al “frasario della missione” che accompagna come una nota dominante questo tempo ecclesiale, il Vescovo di Roma ha ripetuto che nell’opera apostolica affidata alla Chiesa «ogni scelta, uso, struttura e tradizione sono da valutare nella misura in cui favoriscono l’annuncio di Cristo».

Papa Francesco, nella sua nuova catechesi, ha preso le mosse dalle parole riportate nel Vangelo di Matteo con cui Gesù invia gli Apostoli nel mondo a fare «discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo». Gesù Risorto – ha notato Papa Francesco non chiede ai Suoi di andare «a indottrinare o a fare proseliti, ma a fare discepoli, cioè a dare ad ognuno la possibilità di entrare in contatto con Gesù, di conoscerlo e amarlo». Lo stesso atto del battezzare - ha proseguito il Vescovo di Roma «esprime un’azione vitale: immergere la propria vita nel Padre, nel Figlio, nello Spirito Santo. Battezzare è immergersi nella Trinità». Quando «Gesù dice ai suoi discepoli, e anche a noi, “Andate!”, non comunica solo una parola. No. Comunica insieme lo Spirito Santo». E’ solo «grazie a Lui, allo Spirito, che si può ricevere la missione di Cristo e portarla avanti».

Il Successore di Pietro, per attestare che la sorgente della missione è lo Spirito Santo, ha richiamato l’immagine degli Atti degli Apostoli in cui i discepoli di Gesù, «pescatori per lo più illetterati», restano chiusi nel Cenacolo per timore, fino a quando, nel giorno di Pentecoste, lo Spirito Santo scende su di loro a dar forza e consolazione, spingendoli a dar inizio alla loro opera apostolica. «L’annuncio del Vangelo» ha rimarcato il Pontefice «si realizza solo nella forza dello Spirito». E proprio gli Atti degli Apostoli certificano in ogni pagina che «il protagonista dell’annuncio non è Pietro, Paolo, Stefano o Filippo, ma lo Spirito Santo».

Per mostrare “come” opera lo Spirito nella Chiesa, e quali sono i criteri del suo agire, Papa Francesco ha poi richiamato «quello che viene chiamato il “Concilio di Gerusalemme”, il primo della storia», descritto dal Successore di Pietro come un «momento nevralgico degli inizi della Chiesa», raccontato anch’esso negli Atti degli Apostoli, «che può dire molto anche a noi». In quel momento, la comunità cristiana nascente deve stabilire «Come comportarsi con i pagani che venivano alla fede, con quanti non appartenevano al popolo ebraico». In quel frangente – ha esemplificato il Papa - si formano due posizioni contrastanti tra chi riteneva o meno l’osservanza della Legge irrinunciabile. In quella situazione di tensione – ha notato Papa Francesco - «Si sarebbe potuto cercare un buon compromesso tra tradizione e innovazione: alcune norme si osservano, altre si tralasciano». Ma gli Apostoli, già al primo Concilio di Gerusalemme, «non seguono questa sapienza umana per cercare un equilibrio diplomatico». Vengono piuttosto attirati a seguire «l’opera dello Spirito, che li aveva anticipati, discendendo sui pagani come su di loro. E dunque, togliendo quasi ogni obbligo legato alla Legge, comunicano le decisioni finali, prese – scrivono – “dallo Spirito Santo e da noi”». Seguendo l’attrattiva dello Spirito Santo, gli Apostoli camminano concordi, insieme, senza dividersi, «nonostante avessero sensibilità e pareri diversi». E lo Spirito Santo, col suo operare, «insegna una cosa, valida anche oggi: ogni tradizione religiosa è utile se agevola l’incontro con Gesù».
La storica decisione del primo Concilio - - ha rimarcato il Vescovo di Roma - «fu mossa da un principio, il principio dell’annuncio: nella Chiesa tutto va conformato alle esigenze dell’annuncio del Vangelo; non alle opinioni dei conservatori o dei progressisti, ma al fatto che Gesù raggiunga la vita della gente. Perciò ogni scelta, uso, struttura e tradizione sono da valutare nella misura in cui favoriscono l’annuncio di Cristo». Lo Spirito Santo – ha proseguito il Pontefice - «è la luce che orienta la Chiesa: fa chiarezza, aiuta a distinguere, a discernere. Per questo occorre invocarlo spesso». Perché «come Chiesa possiamo avere tempi e spazi ben definiti, comunità, istituti e movimenti ben organizzati ma, senza lo Spirito, tutto resta senz’anima. (...) La Chiesa, se non lo prega e non lo invoca, si chiude in sé stessa, in dibattiti sterili ed estenuanti, in polarizzazioni logoranti, mentre la fiamma della missione si spegne. È molto triste – ha detto il Papa in uno dei passaggi aggiunti “a braccio” al testo letto - vedere la Chiesa come se fosse un parlamento; no, la Chiesa è un’altra cosa. La Chiesa è la comunità di uomini e donne che credono e annunciano Gesù Cristo ma mossi dallo Spirito Santo, non dalle proprie ragioni».
Papa Francesco ha concluso la catechesi leggendo un’ampia citazione tratta da un libro del Cardinale Carlo Maria Martini, per suggerire come ogni autentico moto apostolico possa nascere solo dalle consolazioni donate dallo Spirito Santo, il “Consolatore”. «È indubbiamente importante» scriveva il cardinal Martini nel 1997 «che nelle nostre programmazioni pastorali si parta dalle inchieste sociologiche, dalle analisi, dalla lista delle difficoltà, dall’elenco delle attese e delle lamentele. (...) Tuttavia è assai più importante partire dalle esperienze dello Spirito: è questa la vera partenza. E occorre quindi cercarle, elencarle, studiarle, interpretarle. È un principio fondamentale che, nella vita spirituale, è chiamato primato della consolazione sulla desolazione. Prima c’è lo Spirito che consola, rianima, illumina, muove; poi verrà anche la desolazione, la sofferenza, il buio, ma il principio per regolarsi nel buio è la luce dello Spirito» Questo – ha aggiunto ancora Papa Francesco, concludendo “a braccio” - «è il principio per regolarsi nelle cose che non si capiscono, nelle confusioni, anche in tanti bui, è importante. Proviamo a chiederci se ci apriamo a questa luce, se le diamo spazio: io invoco lo Spirito? Ognuno si risponda dentro. Quanti di noi preghiamo lo Spirito?». (GV) (Agenzia Fides 22/2/2023)


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