AFRICA/ETIOPIA - Il lento processo di pace in Tigray: ancora violenza e troppe limitazioni per gli aiuti umanitari

mercoledì, 25 gennaio 2023

Addis Abeba (Agenzia Fides) - La lenta attuazione dell'Accordo di cessazione permanente delle ostilità (CoHA) tra il governo dell'Etiopia e il Tigray People's Liberation Front (TPLF) firmato a Pretoria il 02 novembre 2022, continua ad alimentare preoccupazione per la continua violazione dei diritti umani nella regione settentrionale del Paese.
Alle voci che giungono su questa situazione ancora molto grave, si aggiunge una lettera aperta indirizzata ai membri dell’Unione Africana. Diffusa da fonti locali, la nota denuncia esecuzioni di civili, rapimenti di giovani tigrini, assedi, saccheggi e distruzione di proprietà.
Pur apprezzando il grande impegno delle parti nel portare la pace nel territorio, nella lettera si lamenta il silenzio di fronte alle apparenti violazioni dell'accordo, compresa la presenza delle forze amhara ed eritree e quella che sembra essere un'ostruzione sistematica dell'accesso umanitario.
Sono passati quasi tre mesi (vedi Agenzia Fides 3/11/2022) e le principali promesse contenute nell'accordo sembrano ancora in stand-by. Le forze eritree e amhara, che mantengono il controllo della maggior parte delle aree del Tigray, continuano a mietere vittime tra i civili e saccheggiare ciò che rimane. Dalla firma dell'accordo, secondo un recente rapporto, sono stati uccisi oltre 3.000 civili. Oltre al numero di morti indicato, la brutalità degli attacchi ha provocato centinaia di rapimenti, in particolare di residenti di Irob e Kunama, minoranze che rischiano l'estinzione. In diverse aree dell'Etiopia, i prigionieri sono stati uccisi; molti si trovano ancora nei centri di detenzione, sia ufficiali che informali.
Mentre il fulcro resta il disarmo delle forze tigrine, le altre disposizioni previste sembrano essere trascurate. Tra queste emergono il ritiro simultaneo delle forze di difesa nazionale non etiopi dalla regione; la sicurezza generale e la protezione dei civili; il libero accesso degli aiuti umanitari, compresa la facilitazione del ritorno e della reintegrazione degli sfollati interni (IDP) e dei rifugiati; il ripristino dei servizi essenziali nei tempi concordati, l'introduzione e il funzionamento di un meccanismo di monitoraggio, per segnalare eventuali violazioni e le misure immediate da adottare.
In merito all'accesso degli aiuti umanitari i tigrini bisognosi hanno ricevuto solo due mesi di razioni negli ultimi 13 mesi. Le persone che vivono nei villaggi lontani dalle strade principali, vale a dire la maggior parte, sono ancora irraggiungibili perché la distribuzione è prevalentemente limitata ai residenti o a coloro che arrivano negli insediamenti adiacenti alle strade principali. Molte tra le agenzie umanitarie, comprese quelle dell'ONU e delle ONG operanti sul territorio, non riescono ad attraversare le aree detenute dai gruppi armati.
Restano ancora circoscritti servizi di base come collegamenti telefonici, c'è pochissimo carburante e lunghe code per acquistare le scarse scorte disponibili. Sebbene i voli nazionali siano stati riavviati (vedi Agenzia Fides 28/12/2022). E’ fortemente limitata la libera circolazione; il trasporto su strada rimane chiuso e ai tigrini non è consentito uscire dalla regione. Inoltre, il Tigray rimane off limits per i media internazionali e indipendenti.
Senza miglioramenti tangibili, affermare che la situazione sia a un ‘punto di non ritorno’, come è stato suggerito, non significa solo banalizzare la sofferenza di milioni di persone, ma anche rivelare una situazione sul campo diversa, conclude la nota inviata all’UA.
(AP) (Agenzia Fides 25/1/2023)


Condividi: