AMERICA/BOLIVIA - Preoccupazioni per l’aumento della violenza, la Chiesa sempre disposta a facilitare il dialogo

venerdì, 28 ottobre 2022 situazione sociale   politica   conferenze episcopali  

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Santa Cruz (Agenzia Fides) – “Come Pastore di questa porzione del popolo di Dio che è a Santa Cruz, esprimo la mia profonda preoccupazione per l’aumento della spirale di violenza che genera ancora maggiore violenza. E’ deprecabile vivere una situazione di dolore e di sofferenza causata dal disaccordo sulla data del Censimento della Popolazione e delle Abitazioni, che secondo il sentire comune, dovrebbe essere motivo di unità, di gioia, di speranza di giorni migliori per tutti”. Così scrive l'Arcivescovo di Santa Cruz, Mons. René Leigue Cesarí, in un messaggio reso noto ieri, 27 ottobre.
L’Arcivescovo ricorda che “come Chiesa cattolica, la nostra missione è stare al fianco del nostro popolo” quindi lancia “un appello veemente alle autorità competenti” (governative, dipartimentali, civiche e altre istituzioni) che sono chiamate a risolvere questo problema, perché lascino da parte i loro interessi personali, di partito o di settore, e diano prova delle loro capacità di servizio. Mons. René Leigue Cesarí si rivolge anche al popolo di Santa Cruz “perché non cada nelle provocazioni violente che alcuni stanno creando, non vogliamo più dolore ma più bene, cerchiamo la pace per la Bolivia e specialmente per Santa Cruz”.
Secondo le informazione raccolte da Fides, la regione di Santa Cruz, la più ricca della Bolivia e considerata il motore economico dell’intero paese, ha indetto da sei giorni uno sciopero a tempo indeterminato per chiedere che il governo effettui il Censimento della popolazione nel 2023 anziché nel 2024. L'ultimo censimento è stato nel 2012, il prossimo avrebbe dovuto essere quest'anno, ma il governo ha annunciato il suo rinvio al 2024 in seguito ai problemi causati dalla pandemia.
In Bolivia le tasse sono centralizzate e i proventi distribuiti in base alla popolazione di ciascun dipartimento o regione, secondo quanto risulta dal censimento. Il Comitato civico di Santa Cruz, che riunisce le organizzazioni locali, ritiene che il rinvio del censimento non solo danneggi la regione per motivi economici, ma anche per motivi politici, in quanto la distribuzione dei seggi alla Camera dei deputati dipende dai risultati del censimento. Se questo fosse condotto nel 2023, i risultati potrebbero essere applicati nelle elezioni del 2025, e si stima che darebbero a Santa Cruz altri tre deputati. Il governo accusa però il Comitato civico di usare il censimento come pretesto per mobilitare l’opposizione e destabilizzare il governo stesso.
La decisione di scioperare ha innescato una serie di scontri, anche violenti, tra favorevoli e contrari, che si sono estesi anche ad altre città come La Paz e Cochabamba. Finora è stato registrato un morto e diversi feriti. Dalla mezzanotte di giovedì 27 il governo boliviano ha temporaneamente vietato l'esportazione di sei prodotti alimentari di base, tra cui soia, zucchero e carne bovina, per "un rischio di carenza" a causa dello sciopero nella regione agricola di Santa Cruz.
La Confederación de Empresarios Privados de Bolivia (CEPB), maggiore organizzazione del paese, ha sollecitato con urgenza il ritorno al dialogo di fronte all’escalation di violenza e ad una situazione sempre più fuori controllo, a causa di decisioni politiche “che stanno portando pericolosamente ad uno scenario di scontro tra boliviani e ad una violazione generalizzata dei diritti e delle garanzie costituzionali”. Anche la Defensoria del Pueblo ha manifestato la sua preoccupazione per le proteste sociali che “ledono i diritti umani”, per questo ha chiesto alle parti in conflitto di deporre ogni atteggiamento che impedisca di intraprendere il cammino del dialogo.
La Conferenza Episcopale della Bolivia, nel comunicato del 25 ottobre intitolato “Dialogo per il bene del nostro popolo”, esprime forte preoccupazione per quanto sta accadendo, ed evidenzia che la Chiesa cattolica in nessun momento ha manifestato, direttamente o indirettamente, il desiderio di essere mediatrice nel conflitto, ma è sempre stata disposta ad essere facilitatrice del dialogo. “Come Chiesa saremo sempre disposti a facilitare il dialogo alla ricerca del bene comune del popolo. Crediamo sia importante saper distinguere tra il compito di mediazione e quello di facilitazione. Ecco perché affermiamo che saremo sempre disposti a guidare, offrire criteri, facilitare il dialogo, aiutare a raggiungere accordi, ma non a mediare" è scritto nel testo.
La Conferenza Episcopale ribadisce la richiesta che le parti in conflitto possano sedersi al tavolo dei negoziati e dialogare sinceramente, “con spirito aperto, senza minacce o intransigenza, alla ricerca della pace, della verità e della giustizia”.
(SL) (Agenzia Fides 28/10/2022)


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