EUROPA/RUSSIA - I religiosi che prestarono soccorso agli affamati: cento anni dalla missione pontificia inviata da Papa Pio XI

sabato, 25 giugno 2022 cultura   papa   missione   vita consacrata  

Mosca (Agenzi Fides) - "Questa storia mostra come, se ci affidiamo a Dio, anche noi possiamo portare a termine la missione da Lui affidataci", ha affermato padre Stephan Lipke SJ, durante la presentazione del libro in lingua russa sulla missione pontificia di soccorso agli affamati in Russia (1922-1924), inviata da Pio XI, di cui ricorre quest’anno il centenario.
Presso il Centro culturale ortodosso moscovita "Knižnaja Palata", il gesuita, direttore dell’Istituto San Tommaso di Mosca, e l’autrice del volume, Maria Chiara Dommarco, hanno tenuto nei giorni scorsi un incontro per iniziare a far conoscere al pubblico russofono la storia della missione pontificia, davanti ad una trentina di ortodossi e cattolici.
Il Nunzio apostolico in Russia e in Uzbekistan, mons. Giovanni d’Aniello, ha salutato con gioia la pubblicazione. I postumi della rivoluzione bolscevica e della guerra civile si sommarono alla carestia dell’estate 1921 e alle conseguenti epidemie, minacciando l’implosione del neonato stato sovietico. La sollecitudine di Pio XI non mancò di tentare la realizzazione di quanto già Benedetto XV sperava: una missione di soccorso della Santa Sede, finanziata da chiunque, in ogni angolo della Terra, non rimanesse estraneo alla tragedia che si stava consumando.
Il 12 marzo 1922 il cardinal Gasparri e il plenipotenziario del governo bolscevico, Vaclav Vorovskij, firmarono l’accordo che avrebbe permesso a dodici religiosi cattolici di partire per i territori da poco in mano al governo leninista e prestare soccorso alla popolazione russa. Fu così che nell’estate del 1922 i religiosi raggiunsero la Russia e la missione si dispiegò nei punti designati: Mosca, Krasnodar, Eupatoria, Džankoj, Rostov e Orenburg. Il carattere umanitario della spedizione, la quale, come pattuito con il governo sovietico, non doveva avere fini religiosi, ebbe molteplici risvolti, sia sul piano umano, che su quello diplomatico. Della sua storia e delle sue implicazioni si è occupata la dottoressa Maria Chiara Dommarco, pubblicando nel dicembre 2020 (coedizione La Casa di Matriona, Seriate – Istituto San Tommaso, Mosca) una monografia in italiano che per prima si pone l’obiettivo di ricostruirne la vicenda scientificamente, partendo dall’analisi di una mole notevole di documenti − la quasi totalità delle fonti d’archivio disponibili sul tema. Nei due anni di missione, in un percorso pur non scevro da errori, gli inviati di Pio XI non solo sfamarono quotidianamente migliaia di bisognosi e procurarono loro medicine, ma anche si impegnarono nella ricerca dei dispersi a seguito della prima guerra mondiale, della guerra civile scoppiata dopo la rivoluzione bolscevica e delle persecuzioni contro cattolici e ortodossi, senza mai fare distinguo in base all’appartenenza confessionale o politica di quanti incontravano. Anzi, la permanenza in Russia fu per molti di loro l’occasione per scoprire la bellezza del rito orientale, nell’incontro con le comunità ortodosse e cattoliche di rito bizantino, e per instaurare con il clero e i fedeli locali relazioni basate su affetto e stima reciproci. Inoltre, proprio grazie alla presenza in loco degli inviati, la Santa Sede ricevette informazioni di prima mano sullo stato delle persecuzioni religiose (in particolare, sul processo al clero cattolico del 1923) e il direttore della missione, padre Edmund Walsh SJ, poté far sentire concretamente la vicinanza del papa a numerosi credenti, come nel caso dell’arcivescovo Cieplak, incarcerato a Mosca.
Si trattò di “un ecumenismo della carità ante litteram”, chiaro esempio di come le condizioni esterne, per quanto tragiche, non neghino di per se stesse la possibilità di dare spazio a gesti di vicinanza verso chi si incontra, fosse anche una sola volta nella vita. Terminata la fase acuta dell’emergenza, sebbene la miseria ancora dilagasse, la spedizione fu liquidata dal governo leninista.
Le speranze della Santa Sede di poter avviare una missione permanente, sotto forma di scuole di avviamento professionale o istituti simili, che avrebbero permesso di togliere dalla strada numerosi giovani, andarono deluse. D’altra parte, come riportò “L’Osservatore Romano” il 28 giugno 1923, Pio XI era stato chiaro: non le persecuzioni contro i cattolici (era avvenuta da poco l’esecuzione di mons. Budkiewicz), ma solamente il rifiuto da parte del governo sovietico avrebbe determinato la cessazione delle attività di soccorso degli inviati pontifici. Ricostruire le vicende della missione pontificia in Russia è stato un passo necessario per far luce su una pagina di storia altrimenti poco conosciuta: ora anche i lettori di lingua russa potranno confrontarsi con essa, grazie alla seconda edizione della monografia, corretta e ampliata, edita dall’Istituto San Tommaso. Il centenario mostra come l’odio e la violenza non sono mai l’unica opzione in campo: il dialogo e la carità, invece, sono sempre vie non solo percorribili, ma che la storia indica come necessarie da percorrere per la riconciliazione tra gli uomini.
(CD-PA) (Agenzia Fides 25/6/2022)


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