AFRICA/MOZAMBICO - Gli attacchi ai civili si spostano nel sud della provincia di Cabo Delgado

giovedì, 23 giugno 2022 jihadisti   persecuzioni  

Maputo (Agenzia Fides) – Sono più di 784.000 gli sfollati nel nord del Mozambico a causa delle violenze perpetrate da gruppi armati non statali e in primo luogo dall’autoproclamata Provincia Mozambicana dell’ISIS. Lo riferisce l’Alto Commissariato ONU per i Rifugiati (UNHCR) che ribadisce la sua preoccupazione per la protezione e i bisogni umanitari degli sfollati e delle comunità ospitanti a Cabo Delgado e nelle province limitrofe.
L’offensiva condotta dall’esercito mozambicano con l’appoggio dei militari ruandesi e di altri Paesi dell’Africa australe ha permesso di riprendere il controllo di diverse aree occupate dall’insorgenza, ma i militanti dell’ISIS Mozambico sono ancora in grado di colpire villaggi costringendo gli abitanti alla fuga.
I gruppi armati avevano operato principalmente nell'estremo nord-est della provincia di Cabo Delgado, vicino al confine con la Tanzania. Ma all'inizio di giugno si sono avuti una serie di attacchi più a sud, nel distretto di Ancuabe, a 45 km dalla città portuale di Pemba, capoluogo della provincia. Un'area considerata fino ad ora "sicura", al punto che accoglie migliaia di sfollati provenienti dalla parte settentrionale della provincia. Per spargere ulteriormente il terrore le vittime dei jihadisti vengono decapitate e l’ISIS Mozambico ha accresciuto le sue attività di propaganda su Internet.
Una delle risposte alla crisi data dalle autorità di Maputo prevede il reclutamento di miliziani locali presso l’etnia Makonde, prevalentemente formata di cristiani, rischia di alimentare invece il conflitto. Secondo un'analisi dell'Institute for Security Studies (ISS), un istituto di ricerca indipendente sudafricano, la milizia è vista nella regione come uno strumento dell'etnia Makonde, prevalentemente cristiana, e che è stata creata per combattere i gruppi armati percepiti come "kimwani" e per lo più composto da musulmani delle zone costiere di Cabo Delgado.
“Nota come forza locale, sono prevalentemente veterani della lotta di liberazione nazionale contro il colonialismo portoghese e i loro figli fanno parte del gruppo etnico dominante Makonde. La milizia è attiva principalmente nell'interno e cerca di fermare l'insurrezione che si diffonde da zone costiere", si legge nello studio.
"Negli attacchi da parte dei gruppi armati alle aree abitate da Kimwani e Makonde, le case bruciate dagli insorti sono principalmente di cristiani Makonde" afferma il rapporto che evidenzia una dimensione etnica del conflitto, finora ignorata.
Cosi come sono ignote le fonti di finanziamento dei terroristi, legate forse al crescente numero di sequestri di appartenenti a famiglie facoltose nelle grandi città del Mozambico. Alcuni analisti sospettano che i riscatti dei rapimenti servano ad alimentare la guerriglia a Cabo Delgado.
(L.M.) (Agenzia Fides 23/6/2022)


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