AFRICA/SUD SUDAN - L’attesa del Papa, decisiva nel trovare un nuovo accordo di pace

lunedì, 25 aprile 2022 papa   pace  

Yambio (Agenzia Fides) - “Negli ultimi mesi abbiamo molto temuto che si ritornasse alla guerra in Sud Sudan, in special modo quando il vice presidente Machar ha sospeso la sua partecipazione alle trattative per la gestione della sicurezza. Con la firma raggiunta, si riaccende la speranza e i timori diminuiscono. Naturalmente molti hanno dubbi riguardo la tenuta del nuovo accordo e la capacità dei leader politici di mantenere gli impegni, ma vogliamo dare fiducia alle parole pronunciate e alle promesse e continuare ad avere speranza che la guerra sia un brutto ricordo”. Con queste parole Padre Morris Ibiko, direttore del Campus dell’Università Cattolica del Sud Sudan a Yambio, nella diocesi di Tombura-Yambio, commenta l’accordo raggiunto lo scorso 3 aprile tra il Presidente del Sud Sudan Salva Kiir e il vice Riek Machar . Il patto prevede l’unificazione del comando delle forze di sicurezza in quello che molti considerano un passo decisivo, anche se non definitivo, per mettere in salvo il fragile processo di pace. Secondo l’intesa, le posizioni di leadership nell’esercito, la polizia e le forze di sicurezza nazionale spetteranno alla fazione del presidente al 60% e a quella del vice al 40%.
“Credo che l’annuncio di qualche settimana fa della visita del Papa in Sud Sudan – riprende il sacerdote – abbia giocato un importante ruolo nel far riavvicinare le parti e tornare a trattare per trovare un accordo. Il gesto altamente simbolico del Papa che baciò i piedi proprio di questi due leader nella Pasqua di esattamente tre anni fa in Vaticano e l’appello che ne seguì, hanno lasciato un segno indelebile anche nella leadership politica del nostro Paese. Sono certo che i capi delle fazioni si siano detti che non potevano accogliere il Papa a luglio in un Paese in guerra: Cosa gli diremmo, come risponderemmo alle sue domande?, Queste, secondo me, sono state le giuste inquietudini che, in qualche modo, li hanno aiutati a trovare un’intesa. A Roma hanno ribadito che riconoscevano nel Papa un padre, il presidente, poi, si professa cattolico, hanno sentito che non potevano deluderlo. Qui pensiamo che il fattore Francesco, sia stato qualcosa che ha contributo in maniera chiara. Allo stesso modo, hanno avuto una funzione importante anche l’appello dei leader delle chiese alle coscienze, di essere coerenti e di pensare alle sofferenze del popolo: la voce e le preghiere delle Chiese stanno portando frutto, e questo ci da’ speranza”.
Ad aggravare un quadro già critico, sono giunte le alluvioni che hanno devastato alcune aree del Paese negli ultimi mesi, segnando un livello mai registrato prima. La popolazione, stremata, attende risposte politiche che non arrivano anche a causa dell’instabilità. “Le alluvioni e i disastri hanno messo in ginocchio il Sud Sudan. Succedono ogni anno ma la gravità ovviamente aumenta a causa della situazione drammatica della popolazione colpita anche dalla guerra. Gli effetti, in altre parole, sono sempre peggiori. Ci sono state donazioni del Papa e di organismi internazionali, ma credo che sia impellente trovare una soluzione politica che affronti il problema e lo minimizzi. Ciò può accadere solo quando si potrà disporre di un governo stabile e pacificato e quando finalmente la guerra si interromperà e ci sarà spazio per la politica. Senza stabilità è difficile pianificare. Lamentiamo la sostanziale assenza delle istituzioni che dovrebbero occuparsi di questi problemi a livello nazionale”.
Agli inizi di luglio il Papa sarà a Juba. La popolazione si prepara ad accoglierlo con molte aspettative: “C’è una grandissima attesa – nota padre Ibiko - la gente spera che il Papa porti pace in Sud Sudan e apra una nuova era. Francesco ama molto il nostro Paese, i sudsudanesi dicono: abbiamo poco potere, cosa possiamo fare? Solo gridare a Dio. Ma la visita del Papa è un desiderio dei credenti che si avvera. Da tempo voleva venire ma il viaggio veniva sempre rimandato per motivi di sicurezza. È molto significativo, secondo me, che alla fine abbia deciso di venire e smettere di rimandare nonostante la sicurezza non sia ancora garantita al 100% e la situazione non sia ancora di stabilità. Questo riempie le menti e le labbra di ammirazione è come una incarnazione nei problemi reali delle gente. Accrescerà la fede in Dio e nell’incarnazione di Cristo che viene nella realtà del popolo così com’è, con i suoi problemi”
(LA) (Agenzia Fides 25/4/2022)


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