ASIA/MYANMAR - Le Suore della Riparazione: "Camminiamo accanto al popolo, chiedendo pace e giustizia"

lunedì, 11 aprile 2022 diritti umani   guerre   ordini religiosi   suore  

Milano (Agenzia Fides) - “Quando è avvenuto il colpo di stato (il 1° febbraio 2021, ndr) mi trovavo nello stato birmano di Kayah. Ho partecipato anch’io alle manifestazioni pacifiche del popolo birmano condividendo i sentimenti della gente, in particolare dei giovani, timorosi di perdere la libertà e la democrazia. Nei mesi di marzo e aprile, la nostra congregazione in Myanmar, con la Chiesa locale, ha iniziato a mettere a disposizione le proprie strutture a beneficio degli sfollati che fuggivano dai bombardamenti. Nel nostro convento di Doungankha, nella diocesi di Loikaw, dove c’è la casa di riposo per suore anziane, quella di formazione per le suore giovani e il Centro per esercizi spirituali, si sono rifugiate circa 150 persone provenienti dai villaggi vicini: donne (alcune di loro anche incinte), bambini, anziani”. A parlare all’Agenzia Fides è suor Regina Khuan Num Sang, religiosa birmana della Congregazione delle Suore della Riparazione. Arrivata in Italia nell’aprile del 2015, a febbraio del 2020 suor Regina torna in Myanmar per far visita alla famiglia. Avrebbe dovuto far rientro in Italia dopo due mesi ma, a causa della pandemia non può tornare. Poi il colpo di stato militare che la blocca sino al mese scorso.
La sua testimonianza da un paese ormai in guerra da oltre un anno parla di atrocità drammatiche, bombardamenti indiscriminati e paura ma narra anche di solidarietà, di unità contro la violazione della dignità umana, di legge, di vicinanza della Chiesa che si fa rifugio per quanti vengono colpiti o costretti a fuggire. In tale cornice, oltre 380 Suore delle Riparazione birmane sono presenti in 13 diocesi, fin dal 1895, soprattutto nei villaggi più remoti del Myanmar dove i missionari del Pontificio Istituto per le Missioni Estere (Pime) le introdussero per intraprendere un cammino di condivisione con le popolazioni locali,
“La Chiesa di Nostra Signora della Pace e la casa dei sacerdoti, che si trovano accanto al nostro convento, sono state attaccate dall’esercito – continua suor Regina - e gravemente danneggiate. Anche diverse abitazioni erano state danneggiate, bruciate da bombardamenti indiscriminati di artiglieria. Abbiamo visto un elicottero sorvolare la nostra casa e poi arrivare anche due caccia. Non avrei mai pensato che i militari arrivassero a colpire il popolo dal cielo. Eravamo tutti pieni di timore, sapevamo che questa volta non avremmo potuto scappare. Ho pregato intensamente, fiduciosa che il Signore ci avrebbe protetti fino alla fine”.
I militari non risparmiano i civili: “Qualche volta, senza motivo, portavano via persone innocenti. Una notte, fui sorpresa da un forte rumore e, guardando fuori dalla finestra, vidi dei soldati sfondare le porte della casa vicina alla nostra. Poi improvvisamente una luce forte fu orientata verso la mia stanza: mi sono nascosta subito sotto il tavolo e ho tappato le orecchie, tenendo però gli occhi aperti per vedere cosa sarebbe successo, temendo che qualcuno sparasse. Di notte entravano nelle case per controllare se ci fossero persone ospitate nelle famiglie. Qualche volta, senza motivo, portavano via persone innocenti. Alla fine del mese di dicembre, a causa dei bombardamenti più intensi, quasi tutti gli abitanti di Loikaw, comprese le nostre suore, hanno dovuto trovare riparo in altre zone. I bombardamenti aerei continuavano ancora e molte persone, particolarmente i giovani, hanno perso la vita”.
Conclude suor Regina: “Insieme con le consorelle camminiamo con la gente, tra lacrime e dolore, affrontando le diverse sfide. La nostra nazione ha bisogno del sostegno internazionale e della solidarietà di tutti per poter garantire pace e giustizia al suo popolo. La chiamata per ciascuno di noi è quella di essere operatori di pace: estinguendo l’odio e aprendo sempre – conclude - percorsi di dialogo”.
La suora ha parlato all’evento organizzato nei giorni scorsi dal Pime a Milano “per riaccendere la luce sul dramma del popolo birmano”, come spiega a Fides Francesca Benigno della “New Humanity International”, Ong legata al Pime, impegnata per la pace, la cooperazione e lo sviluppo. La giornata di incontro “Insieme per il Myanmar”, in collaborazione con la comunità birmana, svoltasi il 9 aprile a Milano, ha incluso una pièce teatrale su Padre Alfredo Cremonesi (Crema, Italia, 1902 - Donoku, Myanmar, 1953) missionario del Pime in Myanmar, proclamato beato come “sacerdote e martire” il 19 ottobre 2019.
(EG-PA) (Agenzia Fides 11/4/2022)


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