ASIA/FILIPPINE - La Corte Penale Internazionale: una indagine completa sulla “guerra alla droga"

martedì, 15 giugno 2021 droga   società civile   giustizia   politica   criminalità   diritti umani   esecuzioni extragiudiziali  

Manila (Agenzia Fides) - Una indagine completa sugli omicidi della cosiddetta “guerra alla droga” nelle Filippine. E’ la richiesta formulata dalla donna magistrato Fatou Bensouda, Procuratore capo della Corte Penale Internazionale (International Criminal Court, ICC), proprio alla vigilia della conclusione del suo mandato. “Annuncio che l'esame preliminare sulla situazione nella Repubblica delle Filippine si è concluso e che ho richiesto l'autorizzazione giudiziaria per procedere con un'indagine”, ha scritto la giudice in una nota resa pubblica dalla Corte.
Secondo i dati ufficiali, le vittime relative alla "guerra alla droga" (aumentate durante i primi mesi della pandemia), sarebbero circa 6mila: la cifra è contestata anche dalla stessa Commissione governativa sui diritti umani, che ha rilevato un “eccesso nell’uso della forza”, mentre gruppi nazionali per i diritti umani e organizzazioni internazionali come “Human Rights Watch” e “Amnesty International”, ritengono che il bilancio complessivo effettivo arrivi a oltre 30mila vittime. Peraltro, nel febbraio del 2019 – a tre anni dalla campagna lanciata nel 2016 dal presidente Rodrigo Duterte, appena eletto – il Dipartimento di Giustizia filippino ha ammesso la colpevolezza della polizia in migliaia di omicidi per la “guerra alla droga”.
L’indagine della ICC aprirebbe un nuovo contenzioso internazionale con il governo filippino e si scontrerebbe immediatamente con il fatto che Manila nel 2019 ha ritirato l’adesione allo Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale. Tuttavia, come già rilevato nel caso del Burundi, la Corte conserva la giurisdizione sui reati che si presume siano avvenuti nel territorio di quel Paese durante il periodo in cui era tra gli stati aderenti allo Statuto. Inoltre questi reati non sono soggetti ad alcun termine di prescrizione.
La situazione nelle Filippine è in fase di esame preliminare dall'8 febbraio 2018 e Bensouda ha stabilito che esistono basi ragionevoli per ritenere che crimini di omicidio siano stati commessi nel territorio delle Filippine tra il 1° luglio 2016 e il 16 marzo 2019, nel contesto della campagna di "guerra alla droga", prima cioè che Manila lasciasse l’ICC. La Bensouda è stata Procuratore capo della Corte penale internazionale dal giugno 2012 sino ad oggi, 15 giugno 2021, giorno in cui termina il suo incarico. In precedenza è stata ministro della giustizia e procuratorie generale del Gambia ed è stata avvocato al Tribunale penale internazionale per il Ruanda (ICTR).
Tra i numerosi gruppi della società civile filippina che hanno presentato denunce alla ICC vi è la rete cattolica filippina "Rise Up" che unisce famiglie delle vittime, religiosi, sacerdoti, laici, avvocati, comunità e movimenti ecclesiali impegnati a promuovere la dignità umana, la giustizia e il bene comune. "Rise Up" nota che "non vi è stata nessuna indagine nazionale credibile ed efficace per perseguire i crimini commessi nella 'guerra alla droga", che continua in totale impunità, mentre il presidente Duterte rivendica per se stesso "l'immunità presidenziale". Le famiglie delle vittime hanno anche notato che l'accesso alle informazioni e ai rapporti della polizia è stato a lungo ostacolato, e si mettono in atto "misure e scappatoie legali per proteggere i colpevoli”.
(MG-PA) (Agenzia Fides 15/6/2021)


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