ASIA/INDIA - L'Arcivescovo di Delhi: "La fede è viva in mezzo alla pandemia" e le comunità cristiane aiutano i pazienti

lunedì, 10 maggio 2021 sanità   pandemia   coronavirus   solidarietà   caritas   carità  

New Delhi (Agenzia Fides) - "Solo la fede può consolare e far andare avanti le persone nell'attuale tragedia": lo dice all'Agenzia Fides l'Arcivescovo di Delhi, Mons. Anil Couto, affermando che "viviamo questa immane sofferenza con fede nella Provvidenza". "La situazione molto angosciante, molto incerta per tutti, è un momento di dolore, sofferenza e ansia per tutti, perché non sappiamo come possiamo salvarci dall'infezione”, dice l'Arcivescovo Couto. Tre religiose sono morte nella sua diocesi, riferisce, oltre a diversi laici attivi. Anche l'Holy Family Hospital - gestito dall'arcidiocesi di Delhi - si è confrontato con un "numero schiacciante di casi e deve affrontare una costante carenza di ossigeno", informa. L'attuale crisi sanitaria in India, rimarca il Presule, "è così catastrofica a causa della mancanza di protocolli sanitari adeguati e dell'allentamento delle restrizioni Covid-19 da parte delle autorità governative. Le infezioni si sono scatenate perché non abbiamo preso sufficienti precauzioni. Ci siamo rilassati. Pertanto, penso che ora ne stiamo pagando il prezzo"
L'Arcivescovo nota che durante le recenti elezioni in alcuni stati non sono seguite le linee guida sanitarie; inoltre il governo federale ha permesso di tenere un festival indù (il Kumbh Mela) che ha attirato milioni e si sono svolti normalmente eventi sportivi come le partite di cricket, il tutto trascurando le misure sanitarie per arginare la diffusione del coronavirus.
In questa fase critica, le comunità cristiane e le chiese in tutta la nazione stanno facendo del loro meglio per aiutare le persone in difficoltà. Recentemente, l'Arcidiocesi di Goa-Daman, nell'India occidentale, ha trasformato il suo Centro di Rinnovamento Spirituale "St Joseph Vaz" nella città vecchia di Goa in un ospedale di fortuna per pazienti Covid, ha riferito a Fides p. Savio Fernandes, impegnato nella Caritas di Goa. Il Centro fungerà da luogo di auto-quarantena durante questo periodo di pandemia di coronavirus, con 40 posti letto, dotati di impianti per l' ossigeno. Il Centro ha già formato e organizzato un gruppo di infermieri e medici che potrebbero servire come personale medico. L'iniziativa giunge dopo che l'Arcivescovo Filippe Neri Ferrao di Goa-Daman aveva sollecitato congregazioni religiose e comunità locali a rispondere all'emergenza sanitaria. “Le nostre istituzioni sono per le persone. Stiamo cercando di allestire le stanze per l'auto-quarantena. Abbiamo due medici disponibili. Ora stiamo cercando più infermieri. La maggior parte di loro, comprese le infermiere in pensione, sono assunte dal governo ”, ha detto l'Arcivescovo. Il Centro si occuperà anche di soddisfare le necessità alimentari di base per i pazienti. Il Centro di Rinnovamento spirituale "San Giuseppe Vaz" è stato inaugurato nel 2014 come luogo la preghiera, la riflessione, la spiritualità.
Prosegue, intanto, l'impegno di solidarietà delle comunità cristiane verso gli indigenti. Nello stato meridionale del Karnataka, alcune organizzazioni cristiane hanno avviato un programma alimentare per le persone colpite dalla pandemia. La rete "CoronaCare" riunisce cristiane a Bangalore, capitale dello stato del Karnataka, sei importanti organizzazioni tra cui "Hope", "Breads", "Echo", "Aifo", "Good Quest Foundation" e "Orione Seva". Sono organizzazioni gestite dai religiosi Clarettiani, i Salesiani di Don Bosco, Padri Norbertini, Servi della Divina Provvidenza, e giovani professionisti cristiani. "La rete, avviata il 25 aprile, raggiunge più di mille persone al giorno con pacchetti alimentari, grazie a volontari che girano per la città e distribuendo cibo al mattino e alla sera", spiega padre George Kannanthanam, fondatore di "Hope" e segretario nazionale della "Catholic Health Association of India".
Tra le altre iniziative in favore dei malati, il "Calvary Temple", grande chiesa cristiana evangelica a Hyderabad, nello stato del Telangana meridionale, ha trasformato i suoi locali in un centro di isolamento per il trattamento dei pazienti affetti da coronavirus. La struttura realizzata conta 300 posti letto, dei quali 50 posti letto con ossigeno, fornendo cure, medicinali e cibo gratuitamente.
A partire dall'8 maggio, l'India ha riportato il più alto numero di vittime mai registrato per Covid-19 in un solo giorno, con oltre 400mila casi, mentre il totale dei contagi dall'inizio della pandemia ha superato 21,9 milioni. Secondo gli osservatori il numero reale di casi e decessi per Covid è probabilmente di gran lunga superiore ai conteggi ufficiali.
(SD-PA) (Agenzia Fides 10/5/2021)


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