ASIA/UZBEKISTAN - Il nuovo parroco a Samarcanda: “Far trasparire la bellezza di Dio tramite la gioia della fraternità”

mercoledì, 3 marzo 2021 chiese locali   sacerdoti  

Samarcanda (Agenzia Fides) - “E’ trascorso un mese dal nostro arrivo a Samarcanda: in questa prima fase stiamo cercando di definire le priorità pastorali. Per esempio, riteniamo di dover avviare delle opere di manutenzione nella chiesa di S. Giovanni Battista: è un tempio molto bello, costruito 105 anni fa in stile gotico, visitato da molti turisti, ma anche un po’ vecchio e vuoto. Per questo crediamo che sia necessario rimetterlo a nuovo e, al tempo stesso, rafforzarne l’identità e il decoro, affinché chiunque entri si senta accolto. Altri due ambiti di impegno sono l’avvio di nuove opere di carità e la creazione dell’oratorio in stile salesiano, punto centrale tra i carismi della nostra congregazione. Vorremmo allestire un campo da calcio, uno da pallavolo e uno spazio in cui i giovani abbiano la possibilità di trascorrere del tempo. L’obiettivo, come diceva don Bosco, è quello di far trasparire la bellezza di Dio attraverso il gioco, tramite la gioia di stare insieme, la fraternità”. Lo racconta all’Agenzia Fides p. Ariel Alvarez Toncovich, sacerdote dell’Istituto del Verbo Incarnato, da poco nominato parroco della chiesa di S. Giovanni Battista di Samarcanda, in Uzbekistan.
Dopo aver trascorso 8 anni in missione in Kazakistan, p. Alvarez è stato inviato a Samarcanda insieme al suo confratello, p. Paolo Giacinti, per rilanciare l’attività pastorale nella parrocchia locale, priva da tempo di un sacerdote: “In questa città, negli anni Novanta, viveva un gran numero di cattolici: dagli archivi della parrocchia abbiamo trovato tracce di incontri e ritiri che vedevano la partecipazione di oltre cento persone. La crisi economica degli anni scorsi ha portato molti di loro a tornare nei paesi di origine, soprattutto in Polonia, Germania, Ucraina. A questo, dobbiamo aggiungere che per circa tre anni, la comunità non ha avuto un parroco, ma era assistita, per quanto possibile, da sacerdoti di altre città che venivano qui nel fine settimana. Senza un punto di riferimento fisso, i fedeli si sono un po’ dispersi. Ora siamo in due e cercheremo di far sentire la nostra presenza. Dal punto di vista pastorale c’è molto da fare”.
La comunità dei fedeli di Samarcanda è costituita attualmente da un piccolo gruppo tra le 20 e le 30 persone, che comprende una decina di bambini, alcuni adolescenti, i loro genitori e alcune donne ultraottantenni: “Queste signore anziane per noi rappresentano delle vere e proprie eroine della fede, perché hanno vissuto il periodo della repressione dell’URSS, conservando nel loro cuore la fede e trasmettendola. I bambini provengono da famiglie cattoliche, quasi tutti hanno già fatto la prima comunione e frequentano il catechismo per prepararsi alla cresima. Punteremo molto sulla formazione, nonostante i piccoli numeri, perché coloro che si avvicineranno in futuro possano riconoscere negli occhi di questa piccola comunità lo spirito evangelico. C’è tanto da fare ma sono ottimista”, conclude.
Oltre a quella di Samarcanda, in Uzbekistan si contano altre quattro parrocchie e circa 3.000 battezzati: sono circa 700 i fedeli presenti nella capitale Tashkent, a cui se ne aggiungono altri presenti tra Bukhara, Urgench e Fergana. Ad Angren, dove si progetta di costruire una nuova chiesa, vi sono 25 fedeli. La popolazione uzbeka, composta da 30 milioni di abitanti, è al 90% musulmana. Circa il 3,5% è di fede cristiana ortodossa russa, mentre un altro 3% comprende piccole comunità cristiane di altre confessioni, inclusi i cattolici.
(LF-PA) (Agenzia Fides 3/3/2021)


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