VATICANO - Papa Francesco: “Fraternità e speranza sono come medicine di cui oggi il mondo ha bisogno, al pari dei vaccini”

martedì, 9 febbraio 2021 papa francesco   coronavirus   sicurezza alimentare   situazione sociale   politica   pace  

Città del Vaticano (Agenzia Fides) – Nell'udienza dell’8 febbraio al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede per la presentazione degli auguri per il nuovo anno, il Santo Padre Francesco si è ampiamente soffermato sulle conseguenze sanitarie, economiche e sociali della pandemia di Covid-19 e su alcune crisi provocate o evidenziate dalla pandemia stessa, guardando comunque “alle opportunità che da esse derivano per edificare un mondo più umano, giusto, solidale e pacifico”.
“Indubbiamente tutti aspiriamo a riprendere quanto prima i contatti in presenza, e il nostro ritrovarci oggi intende essere un segno di buon auspicio in tal senso” ha sottolineato il Papa all’inizio del discorso, esprimendo il desiderio di riprendere a breve i Viaggi apostolici, cominciando con quello in Iraq, in quanto i viaggi costituiscono “un aspetto importante della sollecitudine del Successore di Pietro per il Popolo di Dio sparso in tutto il mondo, come pure del dialogo della Santa Sede con gli Stati”. Ugualmente importanti sono gli accordi internazionali, “che permettono di approfondire i legami di fiducia reciproca e consentono alla Chiesa di cooperare con maggior efficacia al benessere spirituale e sociale dei vostri Paesi” ha detto il Pontefice citando l’Accordo-quadro tra la Santa Sede e la Repubblica Democratica del Congo, l’Accordo sullo statuto giuridico della Chiesa Cattolica in Burkina Faso, nonché la firma del Settimo Accordo Addizionale fra la Santa Sede e la Repubblica Austriaca. “Inoltre, il 22 ottobre scorso, la Santa Sede e la Repubblica Popolare Cinese hanno concordato di prolungare, per altri due anni, la validità dell’Accordo Provvisorio sulla nomina dei Vescovi in Cina, firmato a Pechino nel 2018. Si tratta di un’intesa di carattere essenzialmente pastorale e la Santa Sede auspica che il cammino intrapreso prosegua, in spirito di rispetto e di fiducia reciproca, contribuendo ulteriormente alla soluzione delle questioni di comune interesse”.
“La pandemia – ha proseguito Francesco – ci ha rimesso potentemente dinanzi a due dimensioni ineludibili dell’esistenza umana: la malattia e la morte. Proprio per questo richiama il valore della vita, di ogni singola vita umana e della sua dignità, in ogni istante del suo itinerario terreno… La pandemia ci ricorda pure il diritto alla cura, di cui ogni essere umano è destinatario”. In tale prospettiva, il Papa ha rinnovato l’appello “affinché ad ogni persona umana siano offerte le cure e l’assistenza di cui abbisogna” ed ha esortato tutti gli Stati “ad assicurare una distribuzione equa dei vaccini, non secondo criteri puramente economici, ma tenendo conto delle necessità di tutti, specialmente di quelle delle popolazioni più bisognose”.
Oltre all’essere umano è la terra intera ad essere malata, fragile e bisognosa di cure, ha detto il Pontefice, auspicando una decisa collaborazione internazionale per la cura della nostra casa comune e per affrontare le conseguenze del cambiamento climatico. “È questo il tempo di agire, poiché possiamo già toccare con mano gli effetti di una protratta inazione” ha ribadito, ricordando le ripercussioni sulle numerose piccole isole dell’Oceano Pacifico che rischiano gradualmente di scomparire; le inondazioni nel sud-est asiatico, specialmente in Vietnam e nelle Filippine; i devastanti incendi in Australia e in California; l’insicurezza alimentare che in Africa ha colpito particolarmente il Burkina Faso, il Mali e il Niger; in Sud Sudan poi “si corre il rischio di una carestia e dove peraltro persiste una grave emergenza umanitaria”.
Le misure restrittive della libertà di circolazione emanate dai governi per contenere la pandemia, hanno causato una crisi economica che ha colpito duramente l’occupazione e il lavoro informale delle fasce più deboli, con conseguenze sulla vita delle famiglie e di intere società. La chiusura dei confini ha accentuato anche diverse emergenze umanitarie, particolarmente in Sudan, “dove si sono rifugiate migliaia di persone in fuga dalla regione del Tigray, come pure in altri Paesi dell’Africa sub-sahariana, o nella regione di Cabo Delgado in Mozambico… Il mio pensiero va pure allo Yemen e all’amata Siria, dove, oltre ad altre gravi emergenze, l’insicurezza alimentare affligge gran parte della popolazione e i bambini sono stremati dalla malnutrizione.”
Lo scorso anno ha visto pure un ulteriore aumento dei migranti, che a causa della chiusura dei confini, sono dovuti ricorrere a percorsi sempre più pericolosi. “La portata della crisi rende sempre più urgente affrontare alla radice le cause che spingono a migrare, come pure esige uno sforzo comune per sostenere i Paesi di prima accoglienza, che si fanno carico dell’obbligo morale di salvare vite umane” ha esortato il Pontefice.
Una crisi ben più profonda, in qualche modo alla radice delle altre, è la crisi della politica, con la crescita delle contrapposizioni e la difficoltà di ricercare soluzioni comuni e condivise ai problemi che affliggono il pianeta. “Mantenere vive le realtà democratiche è una sfida di questo momento storico, che interessa da vicino tutti gli Stati: siano essi piccoli o grandi, economicamente avanzati o in via di sviluppo – ha sottolineato il Papa -. In questi giorni, il mio pensiero va in modo particolare al popolo del Myanmar, al quale esprimo il mio affetto e la mia vicinanza. Il cammino verso la democrazia intrapreso negli ultimi anni è stato bruscamente interrotto dal colpo di stato della settimana scorsa”. Tra i segni incoraggianti degli ultimi mesi, il Papa ha citato l’entrata in vigore del Trattato per la Proibizione delle Armi Nucleari e l’estensione per un ulteriore quinquennio del Nuovo Trattato sulla Riduzione delle Armi Strategiche (il cosiddetto New START) fra la Federazione Russa e gli Stati Uniti d’America.
“Come vorrei che il 2021 fosse l’anno in cui si scrivesse finalmente la parola fine al conflitto siriano, iniziato ormai dieci anni fa!” ha esclamato il Pontefice, auspicando il rinnovato interesse anche della Comunità internazionale “ad affrontare con sincerità e con coraggio le cause del conflitto e a ricercare soluzioni attraverso le quali tutti, indipendentemente dall’appartenenza etnica e religiosa, possano contribuire come cittadini al futuro del Paese”. “Il mio auspicio di pace va ovviamente alla Terra Santa – ha proseguito -. La fiducia reciproca fra Israeliani e Palestinesi dev’essere la base per un rinnovato e risolutivo dialogo diretto tra le Parti per risolvere un conflitto che perdura da troppo tempo… Parimenti, auspico un rinnovato impegno politico nazionale e internazionale per favorire la stabilità del Libano, che è attraversato da una crisi interna e rischia di perdere la sua identità e di trovarsi ancor più coinvolto nelle tensioni regionali… Pace auspico pure per la Libia, anch’essa lacerata da un ormai lungo conflitto”.
“Preoccupazione destano pure altre aree del mondo – ha proseguito -. Mi riferisco in primo luogo alle tensioni politiche e sociali nella Repubblica Centrafricana; come pure a quelle che interessano in generale l’America Latina, le quali hanno radici nelle profonde disuguaglianze, nelle ingiustizie e nella povertà, che offendono la dignità delle persone. Parimenti, seguo con particolare attenzione il deterioramento dei rapporti nella Penisola coreana, culminato con la distruzione dell’ufficio di collegamento inter-coreano a Kaesong; e inoltre la situazione nel Caucaso meridionale, dove permangono diversi conflitti congelati, alcuni riaccesisi nel corso dell’anno passato, che minano la stabilità e la sicurezza dell’intera regione”.
Infine Papa Francesco ha citato “un’altra grave piaga di questo nostro tempo: il terrorismo, che ogni anno miete in tutto il mondo numerose vittime tra la popolazione civile inerme”, e colpisce soprattutto nell’Africa sub-sahariana, ma anche in Asia e in Europa.
Nella conclusione del suo discorso, Papa Francesco ha parlato di un’ultima crisi, “che, fra tutte, è forse la più grave: la crisi dei rapporti umani, espressione di una generale crisi antropologica, che riguarda la concezione stessa della persona umana e la sua dignità trascendente” e ha esortato: “Il 2021 è un tempo da non perdere. E non sarà sprecato nella misura in cui sapremo collaborare con generosità e impegno. In questo senso ritengo che la fraternità sia il vero rimedio alla pandemia e ai molti mali che ci hanno colpito. Fraternità e speranza sono come medicine di cui oggi il mondo ha bisogno, al pari dei vaccini.” (SL) (Agenzia Fides 09/02/2021)


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