VATICANO - Papa Francesco nella Festa dell’Epifania: non c’è missione senza stupore

giovedì, 7 gennaio 2021 papa francesco   vangelo   natale   missione   infanzia missionaria  

Roma (Agenzia Fides) – La salvezza operata da Cristo «non conosce confini», Essa non è riservata a alcuni gruppi privilegiati, si manifesta «per tutti gli uomini, per tutti i popoli». E la luce di Cristo ha un suo proprio «metodo» per irradiarsi, conforme al mistero stesso della sua incarnazione: un metodo che non si affida ai «potenti mezzi degli imperi di questo mondo», non utilizza programmi «imprenditoriali» e campagne di «proselitismo», ma passa «per testimonianza, per confessione della fede», e «anche per il martirio» di quelli che, accogliendola e rifulgendo in essa, possono «attirare gli altri». Lo ha ripetuto Papa Francesco, nella breve catechesi con cui ha introdotto oggi, mercoledì 6 gennaio, la recita dell’Angelus nella solennità liturgica dell’Epifania del Signore.
Nelle sue riflessioni, il Vescovo di Roma ha preso spunto dalla festa che celebra la manifestazione di Cristo a tutte le genti per suggerire ancora una volta il dinamismo inconfondibile con cui Cristo comunica al mondo la sua salvezza, offrendo il termine proprio di paragone per ogni opera apostolica e ogni missione ecclesiale.
L’Epifania, con il racconto dei Re Magi venuti da Oriente a Betlemme per adorare Gesù Bambino – ha rimarcato il Papa - «non è un altro mistero, è sempre lo stesso mistero della Natività, visto però nella sua dimensione di luce: luce che illumina ogni uomo, luce da accogliere nella fede e luce da portare agli altri nella carità, nella testimonianza, nell’annuncio del Vangelo». La luce «più forte» delle tenebre che ricoprono la terra, prefigurata dal Profeta Isaia nella prima lettura della solennità liturgica, è proprio Gesù Bambino, nato a Betlemme, come riferiscono i Vangeli.
«Egli» ha rimarcato il Successore di Pietro «è nato non solo per alcuni ma per tutti gli uomini, per tutti i popoli». La luce di Cristo è per tutti i popoli, e «ha il suo metodo per diffondersi», per «irradiarsi» in ogni luogo e in ogni tempo: non lo fa «attraverso i potenti mezzi degli imperi di questo mondo, che sempre cercano di accaparrarsene il dominio», ma si diffonde «attraverso l’annuncio del Vangelo. L’annuncio, la parola, e la testimonianza». Si tratta dello stesso “metodo” – ha notato il Papa - «scelto da Dio per venire in mezzo a noi: l’incarnazione, cioè il farsi prossimo all’altro, incontrarlo, assumere la sua realtà e portare la testimonianza della nostra fede, ognuno. Solo così» ha aggiunto il Pontefice «la luce di Cristo, che è Amore, può risplendere in quanti la accolgono e attirare gli altri». Il dono della luce di Cristo – ha insistito Papa Bergoglio - non si comunica «con le parole soltanto, con metodi finti, imprenditoriali... No, no. La fede, la parola, la testimonianza: così si allarga la luce di Cristo». La sua irradiazione non avviene «per proselitismo, ma «per testimonianza, per confessione della fede. Anche per il martirio». I testimoni – ha proseguito il Papa – possono annunciare Cristo solo se risplendono della Sua luce: «La stella è Cristo, ma la stella possiamo e dobbiamo essere anche noi, per i nostri fratelli e le nostre sorelle, come testimoni dei tesori di bontà e di misericordia infinita che il Redentore offre gratuitamente a tutti». I testimoni della salvezza di Cristo – ha voluto sottolineare il Vescovo di Roma - non sono padroni, depositari o gestori del dono che sono chiamati a annunciare: loro per primi sono chiamati soltanto a seguire la luce di Cristo, a godere del suo dono. La condizione che li rende testimoni – ha proseguito il Papa - «è accogliere in sé questa luce, accoglierla sempre di più. Guai se pensiamo di possederla, guai se pensiamo soltanto di doverla solo “gestire”! Anche noi, come i Magi, siamo chiamati a lasciarci sempre affascinare, attirare, guidare, illuminare e convertire da Cristo». E il tratto proprio che scandisce ogni autentico cammino di fede e di testimonianza apostolica è proprio quello di un rinnovato iasciarsi sorprendere nella «contemplazione delle opere di Dio, che continuamente ci riempiono di gioia e di stupore, uno stupore sempre nuovo. Lo stupore» ha rimarcato il Papa «è sempre il primo passo per andare avanti in questa luce».

Dopo aver recitato l’Angelus, Papa Francesco ha fatto riferimento alle preoccupanti notizie giunte negli ultimi giorni dalla Repubblica Centrafricana, ricordando le recenti elezioni con cui il popolo di quel Paese «ha manifestato il desiderio di proseguire sulla via della pace», e invitando «tutte le parti a un dialogo fraterno e rispettoso, a respingere l’odio ed evitare ogni forma di violenza».
Papa Francesco ha poi rivolto «il più sentito augurio di un Santo Natale» ai «fratelli e alle sorelle delle Chiese Orientali, cattoliche e ortodosse, che, secondo la loro tradizione, celebrano domani il Natale del Signore». Infine, il Papa ha anche ricordato che nella festa dell’Epifania «si celebra la Giornata Mondiale dell’Infanzia Missionaria, che coinvolge tanti bambini e ragazzi di tutto il mondo. Ringrazio ciascuno di loro – ha aggiunto il Pontefice - e li incoraggio ad essere testimoni gioiosi di Gesù, cercando sempre di portare fraternità in mezzo ai coetanei». (GV) (Agenzia Fides 6/1/2021)


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