ASIA/KAZAKHSTAN - “Cristo è nato in Kazakistan, nell’incontro con l’altro”, dice il Vescovo di Karaganda

mercoledì, 30 dicembre 2020 natale   evangelizzazione   fede  

Karaganda (Agenzia Fides) - “Quella che noi consideriamo la notte straordinaria della nascita di Gesù, per gli abitanti di Betlemme era una sera come tutte le altre, dove nel trambusto del censimento, i pastori continuavano a custodire, nel buio e nel silenzio, le loro greggi. Anche in Kazakhstan, il Natale è un giorno come tutti gli altri, non di festa, ma lavorativo. E anche qui, in un paese in cui la maggior parte delle persone non lo ha ancora conosciuto, Gesù si è accontentato di una semplice grotta, di una povera mangiatoia con un po’ di fieno per poter nascere sulla terra ed essere presente tra noi, nel nostro mondo. Per noi fedeli di Karaganda e di tutte le altre parrocchie cattoliche del Kazakhstan, il Natale, con tutte le limitazioni imposte dalla pandemia, non è stato solo la commemorazione di un fatto storico relegato al passato; è stato invece qualcosa che è accaduto nel presente e che accade ogni giorno. Per questo, il saluto che noi cattolici ci scambiamo in questi giorni non è semplicemente ‘Buon Natale’, quasi mettendo tra parentesi il protagonista di questa nascita, ma ‘Gesù nasce!’, con il verbo al presente, e tutti rispondono: Sia lode a Lui! ”. Lo racconta all’Agenzia Fides Mons. Adelio Dell’Oro, vescovo di Karaganda, facendo un resoconto delle celebrazioni del Natale in periodo di pandemia.
Con una media di mille contagi al giorno, il Kazakistan continua a mantenere attive tutte le misure per evitare la diffusione del Covid-19: anche i luoghi di culto, riaperti a fine settembre dopo mesi di chiusura, continuano ad essere soggetti a precise regole di distanziamento sociale. Questo, spiega Mons. Dell’Oro, non ha impedito di celebrare il Natale: “Voglio testimoniare un piccolo episodio, per me importante, che ho vissuto la notte del 24 dicembre: nella cripta della Cattedrale, un ragazzo di circa 10 anni, abbandonato dai suoi genitori e con dei problemi psichici, mi si è avvicinato per dirmi che sua nonna, cieca, sorda e con una patologia cardiaca, ha voluto farsi accompagnare dal nipote alla messa della notte di Natale, nonostante la temperatura toccasse i 25 gradi sotto zero. La sua semplice e profonda fede l’aveva spinta a questo gesto. L’ho cercata, ho provato a parlarle, ma lei non poteva sentire le mie parole, quindi le ho stretto forte la mano e siamo rimasti un bel po’ di tempo così. È Gesù vivo che, in quella notte, si è reso realmente presente attraverso di lei. In questa esperienza di incontro, ho capito come Gesù nasca veramente ora e qui. Prima della benedizione, al termine della Santa Messa, ho voluto condividere con tutti l’esperienza dell’incontro con questa nonna, e ho chiesto loro che, andando al lavoro all’indomani, offrissero con la stessa consapevolezza la propria giornata in mezzo a tutti gli uomini”.
La città di Karaganda conta 4 chiese cattoliche, un seminario internazionale e un convento di clausura delle suore carmelitane. A giugno 2020, Papa Francesco ha elevato la chiesa di San Giuseppe a Basilica minore. La diocesi di Karaganda comprende due regioni e occupa un territorio grande due volte e mezzo l’Italia.
Le circa 20 parrocchie sono separate tra loro da enormi distanze: le più lontane sono a 1700 km una dall’altra. In totale, nell’intero territorio del Kazakhstan si contano 4 diocesi cattoliche, per un totale di 70 parrocchie. I sacerdoti presenti nella nazione sono 91, tra i quali 61 diocesani e 30 religiosi. I cattolici rappresentano una piccola minoranza: secondo i dati ufficiali forniti dal Ministero degli Esteri kazako, degli oltre 17 milioni di abitanti del Paese, circa il 26% è costituito da cristiani, e l’1% di questi è di fede cattolica.
(LF-PA) (Agenzia Fides 30/12/2020)


Condividi: